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Adalberto Mainardi “Elegia del pane di ieri”

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La sera che rincasi dal vario vagare del giorno,
t’attende il desco che hai disposto il mattino:
l’olio lucente e d’oro d’olivi che fremono al vento,
raccontando di genti, terre e mari lontani;
la forma che mantiene la calda fragranza del pane,
per farsi dono, spezzata al forestiero;
e il frutto della terra, il vino che il cuore rallegra, ―
lo benedice la luce degli dèi ―;
e il sale che risplende, sapore del mare profondo,
conserva e accoglie chi non trova dimora.
«L’olio e il pane, il vino e il sale ― sian lezione e consolazione»,
così ricama l’ago della memoria.
Non avresti raccolto le spighe dorate dal sole,
né i grappi gonfi della vigna che ride, 
né lasciato esalare l’aroma dell’aglio scalogno,
senza questa memoria che consola la via.
Affamati di pane, ma più di parole indigenti,
oh amici, tardi giungeremo alla cena!
Solo un cuore ospitale potrà dilatare i confini
di questa soglia breve che chiamiamo la vita.

Poesia classificata al 2° posto al Premio internazionale di cucin poesia “Cucin’Arti in Versi

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