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XXXI domenica del tempo Ordinario Anno C Enzo Bianchi

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Gesù Cristo è «il Figlio dell’uomo, venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»: questa è la buona notizia del vangelo odierno, un annuncio di grande consolazione per i poveri peccatori che noi siamo.
Un giorno Gesù, in cammino verso Gerusalemme, deve attraversare Gerico: qui abita Zaccheo, un uomo che si è arricchito in modo disonesto grazie al suo mestiere di capo dei pubblicani, di ingiusto esattore delle tasse. Questo peccatore pubblico ha nel cuore un profondo desiderio di conoscere il profeta e maestro Gesù, come mostra il suo comportamento: prima gli corre incontro poi, data la sua bassa statura, sale su un albero di sicomoro per poter superare l’ostacolo della folla e scorgerlo mentre passa. Zaccheo non si vergogna di compiere un gesto sconveniente, di rendersi ridicolo agli occhi altrui: il desiderio che lo abita è più forte di ogni sentimento e scaccia ogni esitazione.
Ed ecco che Gesù, sempre attento a ciò che accade intorno a sé e capace di cogliere ciò che brucia nel cuore degli uomini a partire dalle loro azioni (cf. Gv 2,25), precede Zaccheo: posa il suo sguardo su di lui e lo chiama: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». L’altro, meravigliato e stupito che Gesù possa incontrare lui, un pubblico peccatore, un uomo disprezzato in Israele, scende in fretta e lo ospita pieno di gioia. Qui potrebbe finire il racconto, con Gesù che resta a casa di questo pubblicano, risvegliando in lui il desiderio di vita piena, di comunione, di salvezza. Invece, come spesso è accaduto a Gesù, i benpensanti non sopportano la sua libertà e non tollerano che egli si rivolga di preferenza ai peccatori manifesti, narrando così il desiderio di Dio di «salvare tutti gli uomini» (cf. 1Tm 2,4), a partire proprio da quelli additati come «perduti» (cf. Lc 15). Più volte nel vangelo secondo Luca Gesù è disprezzato dagli uomini religiosi, che mormorano per il suo sedere a tavola con i peccatori (cf. Lc 5,30; 15,2), che lo definiscono «un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori» (Lc 7,34). Qui l’evangelista registra addirittura una condanna generalizzata: «Tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”»… 
La prima reazione a tale giudizio è quella di Zaccheo, che esclama con risolutezza: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Zaccheo mostra che l’incontro con Gesù ha causato in lui la conversione, un cambiamento radicale, ed ecco lo dice: si impegna a compiere un gesto concretissimo che riguarda proprio le sue ricchezze, per le quali si era smarrito nel peccato! È interessante che egli pronunci queste parole rivolgendosi al Signore Gesù: coloro che sono così ciechi da non riconoscersi peccatori continuino pure a disprezzarlo, ma egli non si cura di loro, perché ha ormai deciso di rispondere all’appello del Signore e di far discendere le sue azioni dalla comunione con lui. Lo sguardo amante del Signore spinge Zaccheo a mutare il suo stesso sguardo, a vedere negli altri uomini non un occasione di guadagno, ma persone vittime della sua ingiustizia, alle quali egli deve restituire il maltolto; non solo, ma egli vuole condividere i suoi beni con i poveri…
Udite queste parole, Gesù le commenta con un’affermazione straordinaria, indirizzata a tutti i presenti: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo». Egli sa vedere un uomo e un figlio di Abramo dove gli altri vedono solo un peccatore, e a quest’uomo offre la salvezza. Ora, se è vero che la massima esperienza di salvezza che possiamo fare qui sulla terra consiste nella remissione dei peccati, come la chiesa canta ogni mattina nel Benedictus (cf. Lc 1,77), lo è altrettanto che lungo tutta la sua esistenza Gesù ha donato la salvezza di Dio alle persone che incontrava mediante la com-passione del loro preciso peccato, del bisogno particolare che le segnava: in questo modo Gesù ha manifestato che la storia di salvezza, quel grande disegno di Dio compiuto attraverso la sua vita, morte e resurrezione, passa attraverso la salvezza delle storie personali e relazionali di ogni singolo essere umano.
Come è entrata quel giorno nella casa di Zaccheo, così la salvezza portata dal Signore Gesù può entrare ogni giorno nelle nostre case. Il Signore ci chiede solo di aprire gli occhi e gli orecchi del nostro cuore all’annuncio che ha la forza di convertire le nostre vite: egli «è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Davvero ciascuno di noi dovrebbe confessare insieme a Paolo: «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io» (1Tm 1,15)!
Enzo Bianchi

Fonte: MonasterodiBose
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