Enzo Bianchi "Perché il Papa non è filo-russo"
11 settembre 2023
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Fin dall’inizio del conflitto russo-ucraino, Papa Francesco è stato accusato di non essere
sufficientemente chiaro nella condanna dell’aggressore e nei giorni scorsi inabilitato a qualsiasi
arbitrato tra i contendenti perché ritenuto “filorusso”. Alcune sue parole sulla Russia – “un grande e
illuminato Paese di grande cultura e di grande umanità” – hanno destato irritazione nella chiesa
ucraina greco-cattolica che sta celebrando a Roma il suo sinodo. Nell’incontro con il Papa i vescovi
ucraini hanno criticato con forza l’atteggiamento di Francesco, giudicato incapace di comprendere
l’Ucraina e di condannare il neocolonialismo della guerra russa che dura ormai dal febbraio 2022,
una guerra tra cristiani.
In realtà Papa Francesco ha continuato a chiedere la cessazione della guerra e l’inizio di dialoghi
per la pace, inoltre nessuno può dire che le sue posizioni siano filorusse e tanto meno filoputiniane.
La realtà in Ucraina più che difficile da decifrare è complicata da affrontare e Francesco come
successore di Pietro – il cui compito è il servizio dell’unità non solo della chiesa ma di tutte le
chiese – cerca possibilità di tregua dal conflitto in vista della pace. Il Papa non agisce e non può
agire come i poteri politici di questo mondo perché il suo compito è profondamente diverso. In
Ucraina è presente una chiesa cattolica non latina ma appunto greco-cattolica, conforme alle chiese
ortodosse ma in comunione con Roma da alcuni secoli. Chiesa uniate , viene definita senza
disprezzo, ma segnata fin dalla nascita nel XVII secolo dal metodo dell’uniatismo che la chiesa
cattolica ha praticato nei confronti delle chiese ortodosse: avendo come obiettivo l’unità della
chiesa, concepita come ritorno o graduale assimilazione alla chiesa cattolica romana, venivano
incorporate porzioni delle chiese ortodosse dando origine a chiese parallele cattoliche. Questo
metodo però non solo è stato condannato da cattolici e ortodossi riuniti insieme a Balamand (1993),
ma è giudicato da Papa Francesco «oggi non più lecito … non più da ritenersi via per
l’ecumenismo».
La chiesa greco-cattolica ucraina è una chiesa grande e santa, di martiri, che ha sofferto la
persecuzione e sotto Stalin ha sfiorato la possibilità dell’annientamento. La chiesa cattolica romana
non può non sentirla come membro privilegiato per il dialogo con gli ortodossi, ma certamente non
le è possibile favorirla ponendola in contrapposizione a quella ortodossa.
Per questo Papa Francesco ha promesso agli ortodossi che Roma non acconsentirà a un patriarcato
ucraino-cattolico nonostante gli ucraini lo chiedano.
Solo la profezia nel servizio papale alle chiese potrà sbloccare la situazione e offrire una via
d’uscita. Oggi siamo condannati a un pregiudizio cattolico nei confronti di una chiesa che, sebbene
cattolica, nei fatti è tentata dal nazionalismo come molte chiese ortodosse.
Ma Papa Francesco, fedele allo spirito del Concilio, non può tollerare il metodo dell’uniatismo
perché resta convinto servo della comunione tra molte contraddizioni, poca comprensione e raro
sostegno. Pensa alla comunione delle chiese tutte, non alla difesa della propria chiesa cattolica, e
questo in obbedienza al Concilio, ma soprattutto al Vangelo.