Alessandra Smerilli: "Ripartire dalle donne"
Intervista a suor
Alessandra Smerilli
di GIOVANNA CASADIO
1 maggio 2020
“In questo momento di pandemia occorre saper comunicare e coinvolgere tutti. Le donne hanno in questo una marcia in più. Sono loro più degli altri a rischiare di perdere il lavoro, o di non inserirsi nel mondo del lavoro vista l’emergenza economica all’orizzonte”.
Suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, consigliera dello Stato del Vaticano, è nel comitato di donne per le Pari Opportunità voluto dalla ministra Elena Bonetti per il dopo emergenza sanitaria. Nel giorno del Primo Maggio invita: “Ricominciamo dallo sguardo e dalle competenze delle donne”.
Suor Alessandra Smerilli, imprese ferme, crollo del Pil e questo è il Primo Maggio in della pandemia in cui molti hanno già perso e rischiano di perdere il lavoro. E le donne sono tra le più colpite?
“Da una parte le più colpite, dall’altra sono una risorsa per la ripresa. Dipende sempre dallo sguardo e da come ci poniamo. Non solo in Italia, ma nel mondo. Il rapporto Onu analizza l’impatto della pandemia sulle donne, sulla possibilità di accedere al lavoro. Ricordiamo che in Italia solo il 49% di donne lavora e che il lavoro in casa grava sulle spalle delle donne. Con le scuole chiuse e la gestione dei bambini che ricade su di loro, il rischio che non tornino al lavoro è più concreto. C’è inoltre un problema culturale”,
Lei fa parte della commissione che la ministra delle Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti ha voluto composta solo di donne per il “rinascimento” e un piano di pari opportunità, appunto. Cosa farete?
“Offriremo delle proposte concrete. Siamo divise in sottogruppi: ricerca e formazione, promozione del lavoro innovativo e inclusione, riorganizzazione e conciliazione vita e lavoro. Monitoriamo per cominciare. Con una convinzione: che le donne abbiano una marcia in più perché hanno una maggiore flessibilità, che è quantomai necessaria in questo momento. Manca lo sguardo femminile per la ripresa oggi. Lo sguardo è importante”.
Quale è lo sguardo della Chiesa ?
“Lo sguardo della Chiesa è rivolto a chi rischia di rimanere indietro.. Il Papa ha parlato del salario universale che ha scompigliato il dibattito pubblico. Il senso cristiano del lavoro è continuare l’opera della Creazione e tutti lo facciamo e quindi in una emergenza in cui alcuni sono costretti a stare fermi, si può ricorrere a una retribuzione universale”.
E la task force della Protezione civile è composta solo di uomini. Un gruppo di donne ha anche scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per protesta. Escludere le donne è un segnale negativo?
“Sì. Perché competenza ed eccellenze non sono prese in considerazione. Ma qui non è in gioco solo parità e giustizia, ma prima ancora l’efficienza. Non basta dare delle norme ma sapere comunicare e riuscire a coinvolgere tutti. Le donne in genere lo sanno fare. In Italia poi c’è bisogno di valorizzare ogni risorsa e di puntare a decisione partecipate”.
All’emergenza sanitaria quindi si sovrapporrà l’emergenza economica. Cosa fare?
“Il virus passa dappertutto, colpisce indistintamente ma le conseguenze più dure sono per i più fragili. Il lockdown ha fermato tutto, ma chi ha garanzie ce la farà, per gli altri le conseguenze sono drammatiche e perciò sono indispensabili le misure emergenziali. Vanno bene le iniziative per i buoni pasto, la mobilitazione delle associazioni come la Caritas sempre attiva. Ma le misure spicciole non bastano”.
La perdita di lavoro, l’economia in ginocchio faranno più paura del coronavirus?
“E’ una paura diversa. La pandemia è come uno tsunami che arriva. L’emergenza economica dipende dalle scelte e dalle azioni che si mettono in campo. Dobbiamo intraprendere la direzione giusta per evitare di entrare in una grande recessione”.
Con Papa Bergoglio che l’ha nominata consigliera per l’economia, parlate di ricette miracolose?
“Non esistono. C’è piuttosto bisogno momento per momento di capire: da un lato affrontare l’emergenza con misure emergenziali, dall’altro per la ripresa occorrono i giusti investimenti e non solo infrastrutturali ma anche di riqualificazione delle persone. Molte imprese penseranno a una riorganizzazione del lavoro e si perderanno dei posti di lavoro. Oltre a chi non ce la farà a riaprire, c’è da mettere in conto questo. Non sarebbe questo il momento per ripensare tempi e modi del lavoro?”.
Teme un aumento delle disuguaglianze?
“Sì. Ma mai come in questo momento possiamo provare a pensare qualcosa di diverso e pensarlo in modo concreto nella logica di una ecologia integrale e quindi attenzione alla persona, alle relazioni e all’ambiente”.
Nella Chiesa non c’è un grande spazio per le donne.
“La Chiesa siamo tutte noi, io, le mie consorelle pienamente attive. Nella Chiesa come struttura gerarchica c’è tanto da fare e ci stiamo muovendo”