Commenti Vangelo 11 dicembre 2016 III Avvento
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Commento di Paola Radif
(uscito su Il Cittadino del 7 dicembre 2016)
Vangelo: Mt 11, 2-11
Per i catechisti
Il vangelo di oggi si articola in due momenti: pur essendosi già messa in moto la missione di Gesù non è ancora conclusa quella di Giovanni che, imprigionato, continua, potremmo dire, a far parlare di sé.
La sua coerenza e il suo coraggio di fronte al potente di turno, Erode Antipa, gli hanno aperto le porte di una cella da cui uscirà decapitato. Ma egli, come tutti i martiri dopo di lui, sa bene che ciò avrebbe potuto accadere. Ora gli preme solo avere una conferma che quel messia tanto atteso, da lui annunciato con l'energia che sappiamo, sia davvero identificabile con Gesù di Nazareth.
L'ambasciata parte, i discepoli del Battista rivolgono questa domanda a Gesù ed egli, anziché rispondere “sì”, risponde partendo da ciò che tutti possono constatare: le opere da lui compiute.
Praticamente, offre un criterio con cui valutare qualunque persona o situazione, quello di considerare non le parole, non le intenzioni, ma i frutti che le azioni stesse producono.
I ciechi vedono, gli storpi camminano...più di così, che cosa ancora si aspetta per riconoscerlo? Eppure, sappiamo che non fu così facile, neppure davanti a un sepolcro vuoto.
Ora però da Giovanni l'obiettivo dell'evangelista si sposta sulla predicazione di Gesù in perfetta continuità con quella del suo precursore, che resta al centro delle sue parole. Un profeta, Giovanni? Sì, dice Gesù, anzi, ancor più che un profeta, un messaggero di Dio.
Se Dio sceglie di servirsi di uomini dà loro capacità eccezionali, che la loro fede potenzia. Perciò non meraviglia l'elogio che ne fa Gesù, anzi più fu umile la presentazione che Giovanni fece di sé, e più egli grandeggia nel ritratto che emerge dalla descrizione di questo brano di vangelo.
La sua coerenza e il suo coraggio di fronte al potente di turno, Erode Antipa, gli hanno aperto le porte di una cella da cui uscirà decapitato. Ma egli, come tutti i martiri dopo di lui, sa bene che ciò avrebbe potuto accadere. Ora gli preme solo avere una conferma che quel messia tanto atteso, da lui annunciato con l'energia che sappiamo, sia davvero identificabile con Gesù di Nazareth.
L'ambasciata parte, i discepoli del Battista rivolgono questa domanda a Gesù ed egli, anziché rispondere “sì”, risponde partendo da ciò che tutti possono constatare: le opere da lui compiute.
Praticamente, offre un criterio con cui valutare qualunque persona o situazione, quello di considerare non le parole, non le intenzioni, ma i frutti che le azioni stesse producono.
I ciechi vedono, gli storpi camminano...più di così, che cosa ancora si aspetta per riconoscerlo? Eppure, sappiamo che non fu così facile, neppure davanti a un sepolcro vuoto.
Ora però da Giovanni l'obiettivo dell'evangelista si sposta sulla predicazione di Gesù in perfetta continuità con quella del suo precursore, che resta al centro delle sue parole. Un profeta, Giovanni? Sì, dice Gesù, anzi, ancor più che un profeta, un messaggero di Dio.
Se Dio sceglie di servirsi di uomini dà loro capacità eccezionali, che la loro fede potenzia. Perciò non meraviglia l'elogio che ne fa Gesù, anzi più fu umile la presentazione che Giovanni fece di sé, e più egli grandeggia nel ritratto che emerge dalla descrizione di questo brano di vangelo.
Per i ragazzi
“Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Un uomo in morbide vesti?” chiede Gesù. E la risposta è implicita: no di certo.
Chi attirava tanta gente era un uomo che presentava ideali opposti ai modelli più diffusi e la gente si inoltrava nell'arida distesa del deserto, noncurante di tutto, pur di ascoltare parole nuove, che apparissero davvero interessanti.
Questo può suggerire qualcosa ai giovani del nostro tempo, così pieni di “cose” e spesso così insoddisfatti.
L'invito è, per tutti loro, a non adagiarsi in un'abitudine di tendenza per adeguarsi alla maggioranza. Nella vita morale e spirituale non viene richiesta la maggioranza, come in politica, perché non ha alcun valore, ma vale la libera scelta, pensata, motivata e personale in base a valori universali. Ed è ciò che fa davvero grande l'uomo.
Cari ragazzi, sappiate individuare tra le voci, spesso prepotenti e urlate, quella di un Giovanni del nostro secolo, che potrà chiamarsi con qualsiasi nome e che saprà dirvi, o darvi, quello che, inconsapevolmente, già state cercando.
Chi attirava tanta gente era un uomo che presentava ideali opposti ai modelli più diffusi e la gente si inoltrava nell'arida distesa del deserto, noncurante di tutto, pur di ascoltare parole nuove, che apparissero davvero interessanti.
Questo può suggerire qualcosa ai giovani del nostro tempo, così pieni di “cose” e spesso così insoddisfatti.
L'invito è, per tutti loro, a non adagiarsi in un'abitudine di tendenza per adeguarsi alla maggioranza. Nella vita morale e spirituale non viene richiesta la maggioranza, come in politica, perché non ha alcun valore, ma vale la libera scelta, pensata, motivata e personale in base a valori universali. Ed è ciò che fa davvero grande l'uomo.
Cari ragazzi, sappiate individuare tra le voci, spesso prepotenti e urlate, quella di un Giovanni del nostro secolo, che potrà chiamarsi con qualsiasi nome e che saprà dirvi, o darvi, quello che, inconsapevolmente, già state cercando.