Cinema e Spiritualità: Dialogo arte pittorica e cinema
"Lo scopo dell'arte consiste ... nell'arare e nel rendere soffice l'anima [dell'uomo] in modo che sia atta a rivolgersi al bene" (A.Tarkovskij)
Questo mese non viene recensito un film, ma il dialogo fra l’arte pittorica e il cinema.
" Andrej Tarkovskij è uno dei registi che hanno lavorato di più coi testi pittorici, inserendoli nei suoi film e facendone più volte una delle chiavi di lettura delle sue opere, a partire da Rublev (1966).
Negli anni sessanta del XX secolo l’icona della Trinità di Andrej Rublev era conosciuta nel mondo attraverso riproduzioni spesso ben lontane dallo splendore, dalla delicatezza, dalla luminosa trasparenza dei colori dell’originale. Il pubblico russo e i pochi turisti stranieri potevano vederla nella Galleria Tetrjakov, quasi sempre accompagnati da guide che davano del dipinto un’interpretazione elaborata sulla base dell’ideologia del regime.
Col suo film del 1966, attraverso l’intensità, la forza e la ricchezza delle immagini cinematografiche Andrej Tarkovskij la fa conoscere, contemplare, amare agli spettatori di tutto il mondo. "
Leggi la recensione completa di Simonetta Salvestroni
Simonetta Salvestroni insegna Storia e Critica del Cinema presso la Facoltà di Lingue dellUniversità di Cagliari. Da molti anni si occupa dei linguaggi dellarte. A partire dal 1979 ha lavorato col semiologo russo Jurij Lotman. Ha curato, tradotto e introdotto i volumi Testo e contesto (Laterza 1980) e La semiosfera (Marsilio 1985) e ha scritto numerosi articoli su Lotman, Bachtin, la semiotica russa sulle riviste «Strumenti critici», «Intersezioni», «Alfabeta». Ha pubblicato nel 2000 il volume Dostoevskij e la Bibbia (Qiqajon), che è uscito anche in russo e nel 2004 in francese. Nel 2005 ha pubblicato il libro Il cinema di Tarkovskij e la tradizione russa (Qiqajon) e nel 2007 la sua traduzione russa, Il cinema di Dreyer e la spiritualità del Nord-Europa ( Marsilio, Venezia 2011) e Il cinema di Werner Herzog e la Germania (Archetipo libri, Bologna 2013).
Negli anni sessanta del XX secolo l’icona della Trinità di Andrej Rublev era conosciuta nel mondo attraverso riproduzioni spesso ben lontane dallo splendore, dalla delicatezza, dalla luminosa trasparenza dei colori dell’originale. Il pubblico russo e i pochi turisti stranieri potevano vederla nella Galleria Tetrjakov, quasi sempre accompagnati da guide che davano del dipinto un’interpretazione elaborata sulla base dell’ideologia del regime.
Col suo film del 1966, attraverso l’intensità, la forza e la ricchezza delle immagini cinematografiche Andrej Tarkovskij la fa conoscere, contemplare, amare agli spettatori di tutto il mondo. "
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Simonetta Salvestroni insegna Storia e Critica del Cinema presso la Facoltà di Lingue dellUniversità di Cagliari. Da molti anni si occupa dei linguaggi dellarte. A partire dal 1979 ha lavorato col semiologo russo Jurij Lotman. Ha curato, tradotto e introdotto i volumi Testo e contesto (Laterza 1980) e La semiosfera (Marsilio 1985) e ha scritto numerosi articoli su Lotman, Bachtin, la semiotica russa sulle riviste «Strumenti critici», «Intersezioni», «Alfabeta». Ha pubblicato nel 2000 il volume Dostoevskij e la Bibbia (Qiqajon), che è uscito anche in russo e nel 2004 in francese. Nel 2005 ha pubblicato il libro Il cinema di Tarkovskij e la tradizione russa (Qiqajon) e nel 2007 la sua traduzione russa, Il cinema di Dreyer e la spiritualità del Nord-Europa ( Marsilio, Venezia 2011) e Il cinema di Werner Herzog e la Germania (Archetipo libri, Bologna 2013).