Clicca

Aggiungici su FacebookSegui il profilo InstagramSegui il Canale di YoutubeSeguici su Twitter   Novità su Instagram

Riflessioni sulle letture 20 maggio 2012 (Manicardi)

stampa la pagina
domenica 20 maggio 2012
Anno B
At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20



Le letture che annunciano il mistero dell’ascensione di Cristo hanno anzitutto una valenza cristologica: alla destra di Dio Padre siede il Cristo risorto (cf. Mc 16,19) che ha adempiuto nell’obbedienza la missione per cui il Padre lo ha inviato: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28).
Ma esse presentano anche una valenza escatologica: il Cristo asceso al cielo è colui che verrà alla fine dei tempi (cf. At 1,11). Infine esse manifestano una valenza ecclesiologica: l’ascensione non chiede ai cristiani una fuga dal mondo né una contemplazione dei cieli (cf. At 1,9-11), ma li rinvia alla loro responsabilità storica. Responsabilità che prende nome di testimonianza (I lettura), di unità della comunità ecclesiale (II lettura), di missione e predicazione (vangelo).
Nell’evento dell’ascensione, per cui alla destra del Padre siede un corpo umano, il corpo di Gesù, il credente contempla la prefigurazione della destinazione propria e dell’umanità. Con l’ascensione, infatti, il Figlio porta nella vita trinitaria la carne umana da lui assunta e redenta.
“Il Signore Gesù, dopo aver parlato agli Undici, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio” (Mc 16,19). Il Cristo ascende al cielo dopo aver lasciato una parola ai discepoli. Questa parola è da annunciare e da testimoniare: la missione e la predicazione della chiesa coprono il “vuoto” dell’assenza fisica di Gesù. “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). Sta alla chiesa visibilizzare il volto di Cristo nel tempo in cui l’ascensione l’ha sottratto alla vista, nel tempo tra la Pasqua e la parusia. Sta alla chiesa renderlo presente tra gli uomini. “La sorte di Dio ci è affidata nella misura in cui, portatori di Dio in questo mondo, è dal nostro atteggiamento che dipenderà la conoscenza e l’immagine che gli uomini si faranno di Dio. Dio stesso potrà essere buono, giusto e salvatore di un certo uomo soltanto se, in quel dato momento e in quelle date circostanze, io sarò buono e giusto con quell’uomo esercitando così nei suoi confronti, in qualche modo, quella potenza di salvezza che mi è stata comandata da Dio. Come dicevano i Padri della chiesa, noi siamo le mani e le braccia di Dio” (Adolphe Gesché).
Il modello della missione e della predicazione è Gesù stesso che aveva iniziato il suo ministero predicando il Regno di Dio e chiedendo conversione e fede nel vangelo (cf. Mc 1,14-15). E poiché il Risorto continua a precedere i discepoli (cf. Mc 16,7), la missione si configura come sequela di Cristo. L’andare cui essi sono invitati altro non è che un seguire. Solo così la missione sarà sacramento della presenza del Signore tra gli uomini. Come era la missione svolta dagli Undici, in cui era presente e attivo il Signore stesso. “Gli Undici predicarono dappertutto, mentre il Signore cooperava (con loro) e confermava la parola con i segni che l’accompagnavano” (Mc 16,20). Affermando che il Signore coopera con gli Undici nella loro missione e conferma la parola del loro annuncio, la chiesa primitiva esprime la sua fede nel Risorto quale soggetto della missione della chiesa. E poiché la missione avviene con parole e gesti intimamente connessi, ecco che l’azione di sinergia e di conferma della parola attuata dal Signore si esplica in “segni” (Mc 16,20).
E se la missione della chiesa tende a suscitare l’adesione teologale, la fede nel Signore, essa avviene grazie alla fede. Gli inviati, i missionari, i predicatori sono i primi chiamati alla fede. Nel testo evangelico si parla della cooperazione del Signore alla missione ecclesiale in termini analoghi a quelli che troviamo in At 14,3: “(Paolo e Barnaba) parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mezzo loro si operassero segni e prodigi”. È la fede in Gesù risorto e asceso al cielo lo spazio di azione della grazia e di manifestazione della sua potenza e fecondità. La chiesa evangelizzatrice è, semplicemente, una chiesa credente.

LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno B
© 2010 Vita e Pensiero

stampa la pagina


Gli ultimi 20 articoli