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Omelia Domenica in Albis (Enzo Bianchi)

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Bose, 14 aprile 2012  
 Accoglienza liturgica
di Fr. GIANDOMENICO PLACENTINO     


Anno B    Giovanni 20,19-31
 
Siamo nel primo giorno della settimana ebraica, nell’ottavo giorno dalla resurrezione di Gesù – ci ha precisato il vangelo che abbiamo ascoltato –, cioè siamo nel giorno che celebra la Pasqua del Risorto da morte, vivente per sempre nel grembo del Padre. Siamo perciò nella gioia, perché Gesù è venuto tra i suoi e viene anche ora in mezzo a noi, dicendoci sempre la sua parola: «Pace a voi», e donando questa pace ai nostri cuori affinché noi non abbiamo paura. Ma come è venuto e come viene ancora in mezzo a noi il Signore risorto? Giovanni, e solo Giovanni, mette in evidenza che il Signore viene, perché è venuto così con i discepoli e così verrà anche alla fine dei tempi in tutta la sua gloria, mostrando le mani e il fianco aperto: mani trafitte da chiodi, un fianco squarciato. Questi sono i segni innanzitutto della sua identità: certo, i segni della sua sofferenza, della sua passione, ma quando noi diciamo passione, dobbiamo soprattutto comprendere una passione di amore, una passione dovuta soltanto all’amore.


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