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La Quaresima: dalla testa ai piedi (da un’omelia di Mons. Tonino Bello)

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Una volta, nello scrivere una lettera alla mia Diocesi, decisi da darle proprio questo titolo, la Quaresima: dalla testa ai piedi. "Dalla testa", per lo shampoo di cenere che ci viene fatto il Mercoledì santo, "ai piedi" perché dopo la lavanda dei piedi finisce la Quaresima  e comincia il triduo pasquale. "Dalla testa ai piedi": un cammino abbastanza lungo. Non si tratta di percorrere il metro e mezzo o i due metri della nostra altezza, ma di andare dalla testa propria ai piedi degli altri. Un cammino lungo, molto lungo! Cenere e acqua, inoltre, sono gli ingredienti del bucato di una volta, simboli di penitenza e di servizio. Gesù ha compiuto proprio questo gesto.
            La sera del Giovedì santo, si è alzato, è andato verso gli Apostoli e ha preso loro i piedi per lavarli, anche i piedi di Pietro, che non voleva. Poi Gesù è andato da Giovanni e da Giuda. Ha lavato anche i piedi di Giuda, quei piedi che non sono riusciti ad entrare nell'immaginario della gente. Eppure sono stati anch'essi lavati da Gesù, e sono stati lavati per noi, per la gente che sbaglia, per la gente che pecca, per la gente che torna...


            San Giovanni dice che Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, si cinse l'asciugatoio, lavò i piedi e riprese le vesti. Nel testo greco sono adoperati gli stessi verbi che pronuncia Gesù quando dice: "Io lascio la mia vita per riprenderla di nuovo". Questa è una spia, ci fa capire che questo gesto non è un gesto emotivo, ma è proprio la descrizione in formula breve della Passione, e quindi dell'Eucaristia. Questo gesto spiega la logica dell'Eucaristia: Gesù dice che la nostra signoria, la nostra affermazione, sta nel servizio.  
Si alzò da tavola

            Che cosa significa si alzò da tavola? Prima di tutto che l'Eucaristia, quindi la Messa, non sopporta la sedentarietà, non tollera la siesta, non permette l'assopimento della digestione. Tante volte, stando a Messa, ci sentiamo gratificati: che importa di tutto quello che succede nel mondo, dei problemi della giustizia: Bangladesh, Sri Lanka, dove si trovano? Che importa dell'Amazzonia, Burundi, che importa di tutta questa roba? Si alzò da tavola: non possiamo rimanere in chiesa; la Messa è una forza che spinge fuori! La Messa obbliga ad abbandonare la tavola, sollecita all'azione, spinge a lasciare le nostre cadenze residenziali. Ci stimola ad investire il fuoco che abbiamo ricevuto in gestualità dinamiche e missionarie. Questo è il guaio delle nostre Eucaristie: spesso ci si fiacca nel tepore del cenacolo. E' bello rimanere dove ti fanno indugiare le cadenze dei canti, l'atmosfera di solidarietà e il trasporto dell'amicizia...Se non ci si alza da tavola, l'Eucaristia rimane un sacramento incompiuto. 

Depose le vesti
            Chi si alza da tavola, infatti, deve deporre le vesti, non può andar via con il bagaglio. Quali vesti? Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell'interesse personale. Se smaniate per diventare ricchi, se smaniate per le carriere rampanti, per scavalcare gli altri nel fare strada, se smaniate per avere il doppio, il triplo stipendio, usciamo da questa Chiesa! Se in casa vostra permettete che vadano avanti la logica dell'accumulo, del lusso, dello spreco, della mentalità borghese, del prendersi una, due, tre o quattro macchine, usciamo dà questa chiesa!

            ...Deporre le vesti del dominio, dell'arroganza...A volte siamo arroganti anche quando presentiamo Gesù Cristo! Quando, ad esempio, lo presentiamo con faccia arcigna, con rabbia, con fare riottoso, e, così, siamo intolleranti. Deporre le vesti dell'egemonia, della prevaricazione, dell'accaparramento....

            ...Deporre le vesti significa ricusare il potere! Non possiamo amoreggiare col potere, non possiamo coltivare intese sottobanco offendendo la giustizia! Magari col pretesto di aiutare la gente!...

            …Avere potere significa salire sulle spalle degli altri per elevarsi. Deporre le vesti significa questo: rimanere nudi. La Chiesa deve perdere i segni del potere e conservare, invece, il potere dei segni: il potere di porre dei segni che siano scrupolo, spina nel fianco del mondo.

Si cinse l’asciugatoio: la Chiesa del grembiule

            Parlo spesso della Chiesa del grembiule. Il grembiule è l'asciugatoio, l'unico dei paramenti sacri che viene ricordato nel Vangelo. Gesù non mise né la pianeta, né la casula, né il camice...si cinse l'asciugatoio. Ma quando si parla di questo non ci si scalda tanto, fa più immagine la Chiesa del lezionario, la Chiesa del rito. Immaginate un dibattito in televisione e un vescovo che vi partecipa con il grembiule!...

            ...solo se avremo servito potremo parlare e saremo creduti. L'unica porta che ci introduce oggi nella casa della credibilità è la porta del servizio.

            Leggiamo ancora il Vangelo di Giovanni: "Dopo che ebbe finito di lavare i piedi ai suoi discepoli riprese le vesti, sedette di nuovo e parlò". Dovremmo agire proprio come Gesù. Egli parlò soltanto dopo aver servito. Altrimenti la gente non crederà alle nostre parole. Se esse, infatti, non sono sorrette da una esemplarità forte, non producono nulla.
            Ecco perché vorrei accendere il vostro cuore ed il vostro impegno per il volontariato, per il servizio, nelle vostre comunità parrocchiali, a favore dei poveri. Oggi, in modo particolare, bisogna prestare servizio o favore dei terzomondiali. Sono anch'essi nostri fratelli, hanno diritti che devono essere osservati, mantenuti, difesi. Se il vostro servizio si spenderà per loro, credo che sarete entrati nella logica dell'Eucaristia. 


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