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La democrazia interroga le Chiese. Riflessioni sulla sinodalità.

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Ogni religione fonda l’identità sul Fondatore, ma si diversifica storicamente in forme organizzative talvolta tra loro conflittuali (Pace). Questo processo caratterizza anche il cristianesimo e, al suo interno, la Chiesa cattolica. Occorre quindi analizzare le condizioni che favoriscono o ostacolano la comunicazione (De Sandre) o i conflitti, e quanto le esigenze organizzative, funzionali alla trasmissione della “buona novella” di Gesù, abbiano finito per incidere sulle sue stesse caratteristiche originali, anche attenuandone la radicalità ed evolvendosi in strutture di potere. Se, in particolare, il cristianesimo si fonda sulla asserita origine divina che opera nella sua storia, essa assume nel tempo forme storiche che vanno analizzate in relazione ai cambiamenti del contesto politico, economico, culturale. È nei diversi contesti di vita che il messaggio deve inculturarsi pur mantenendo la sua carica di continua “novità”. Gli articoli mostrano la complessità del legame tra annuncio iniziale e condizioni storiche dell’evoluzione successiva, considerando alcuni momenti particolarmente decisivi, evitando di idealizzare un’età dell’oro primitiva, di proiettare nel passato le istanze attuali, di demonizzare parti della storia della Chiesa.
Gli stessi Vangeli aprono a modi diversi di essere segno della salvezza, che è comunitaria e non solo individuale (Norelli), nel passaggio dalla condizione itinerante di Gesù, dei discepoli e delle discepole, alla posizione sedentaria e strutturata dopo la morte di Gesù nell’attesa del suo ritorno. “Nel frattempo” le comunità devono fare i conti con i problemi interni sia organizzativi, sia di definizione dei criteri di appartenenza alla fede in Gesù e di relazione con le altre comunità e con l’ambiente esterno.
Si pongono le questioni di chi e con quali percorsi è chiamato a decidere, nel modo storicamente connotato, anche assumendo categorie e forme della cultura dell’epoca e del territorio (Carfora). Si perde il carattere itinerante, in tutti i sensi, dell’annuncio del Regno realizzato in Gesù Cristo, e si consolidano sempre più le comunità strutturate in ruoli gerarchici, quanto più le comunità si diffondono.
Un processo di due millenni (Tanzarella e Vian) che ha momenti di svolta con Costantino, con papa Gregorio VII, con il Concilio di Trento, e che identifica il cristianesimo con la Chiesa romana, e questa con il Papato, in cui si accentrano tutti i poteri di gestione (contro la stessa collegialità episcopale) e di definizione della dottrina della fede. Ne consegue la tendenza a ridurre la fede cristiana al consenso alla dottrina definita dal Papa, quale “Gesù Cristo vivente nella sua Chiesa” (papa Pio X), piuttosto che all’adesione a Cristo e alla sua Parola.
Si costituisce nel tempo la “cristianità”, indicando con ciò il carattere storico di una modalità di cristianesimo in forme “mondane”, che ha avuto un inizio, un’evoluzione e non ancora una fine. Siamo oggi in una fase in cui resistono ancora, per inerzia, molte forme di codesta modalità con riferimento agli assetti strutturali e soprattutto al permanere di una mentalità a ciò connessa. E come Paolo VI aveva dichiarata provvidenziale la fine del potere temporale della Chiesa, così Francesco riafferma la necessità di superare le forme della cristianità. Va ricordato che con Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II si aprono nuove prospettive nella/della Chiesa cattolica, fino a Francesco, che affermando la sinodalità come modo di essere della Chiesa, pone una discontinuità rispetto al passato. Infatti, come evidenziato in più articoli, lo stile sinodale, nel tempo trascorso, era relegato ai Concili, e solo recentemente alle conferenze episcopali, con i limiti prima dei condizionamenti dei vari poteri politico/istituzionali e poi dalla potestà assoluta papale.
L’uso della traduzione stessa di sinodo in “camminare assieme” permanentemente indica il cambiamento proposto da Francesco: chi cammina assieme è l’intero popolo sacerdotale, sono “quelli della via”, come erano definiti i discepoli di Gesù, superando la contrapposizione clero/battezzati, che sta alla radice del clericalismo. In questa direzione vanno anche gli interventi relativi a due nodi decisivi per rompere la struttura gerarchica e clericale: il superamento della contrapposizione uomo/donna (Militello) e della sacralità del ruolo clericale maschile, recuperando la dimensione comunitaria della comunione eucaristica (lex orandi, lex credendi: si vivono nella fede i contenuti della preghiera comunitaria), non più ridotta a gesto sacro (Grillo).
Ancora: il contributo di Morandini ribadisce l’importanza che la sinodalità coinvolga tutte le Chiese cristiane; l’ecumenismo (purtroppo oggi in crisi) è un dato essenziale della comunità dei discepoli, poiché lo stile di Gesù non consiste nella trasmissione di una dottrina, ma è un invito a camminare assieme; l’incontro personale con lui mette in moto nuove energie, crea condivisione, comunità.
È la “comunione” che deve caratterizzare la vita della Chiesa, nondimeno i concetti di democrazia, libertà di coscienza, uguaglianza, non sono più un tabù nella Chiesa. Certo rimane la “differenza cristiana” rispetto a queste categorie che hanno assunto nel tempo differenti significati, ma nel percorso sinodale si può imparare da queste conquiste civili. Anzi, la sinodalità può dare un contributo nel superare l’odierna visione individualistica verso una dimensione relazionale della fraternità e sororità.
Il contributo di Ska mostra come la Legge nel popolo ebraico sia frutto di un Patto tra Jahvè e il popolo, senza il cui consenso non entra in vigore. Nelle prime comunità cristiane le decisioni sono il frutto di un dialogo e di una decisione comunitaria.
Paradossalmente questa “tendenza democratica” nella tradizione ebraico-cristiana ha agito nella cultura europea, ma è stata vista come pericolo dalla Chiesa romana.
Se nella Chiesa si assume l’essenza del metodo democratico nell’esperienza comunionale fondata sulla pari dignità dei “figli/e di Dio”, pur nel rispetto di ministeri ordinati e di carismi diversi ripensati nello stile del “servizio”, nella “sinodalità” si affrontano i conflitti e si prendono le necessarie decisioni.

Carlo Bolpin, Gianni Manziega


Esodo n° 3 luglio-settembre 2023

Indice:

Editoriale Carlo Bolpin, Gianni Manziega pag. 1

La democrazia interroga le Chiese

"Democrazia" e comunità

"Fossero tutti profeti nel popolo del Signore" Jean Louis Ska pag. 4

Gesù di Nazareth: comunicazione in cammino Enrico Norelli pag. 10

Sinodi nella Chiesa antica Anna Carfora pag. 17

Da comunità a società gerarchica

L'esclusione delle donne in una Chiesa clericale Cettina Militello pag. 22

Comunità o società clericale? Andrea Grillo pag. 27

Da Costantino a Gregorio VII: la Chiesa del potere Sergio Tanzarella pag. 33

Dal primato romano alla sinodalità Giovanni Vian pag. 40

Comunicazione nelle Chiese

La religione come organizzazione Enzo Pace pag. 46

Camminare insieme con gli occhi aperti Italo De Sandre pag. 51

Sinodalità ed ecumenismo tra crisi e speranza Simone Morandini pag. 57

Echi di Esodo

Quale Dio? Paola Cavallari pag. 63

Pino Goisis Carlo Bolpin pag. 67

Alla destra di Dio Paolo Naso, Brunetto Salvarani pag. 69

L'onnipotenza sulla soglia Daniele Garota pag. 73

AAA Cercasi adultero disperatamente Laura Tagliabue pag. 77



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