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Rosanna Virgili "Donne d’Italia": per Asmae Dachan

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Voglio condividere la gioia e congratularmi pubblicamente per il conferimento dell’Onorificenza di Cavaliere al Merito dell’Ordine, della Repubblica, alla giornalista e scrittrice italiana Asmae Dachan. Grazie al Presidente Mattarella e grazie a te, Asmae carissima, amica e sorella.

Tra le tante ragioni della soddisfazione che questo riconoscimento dovrebbe procurare a tutti gli italiani ne elenco tre.

La prima è la grande dignità che la tua figura dà alla donna: umanamente, per l’umiltà che ti vede discente di ogni conoscenza che, poi, “spezzi” per la tua vita, il tuo lavoro, la tua comunità, la “città”; spiritualmente per la libertà con cui vivi il femminile promuovendone l’impegno senza sottomissioni o dipendenze, ma con fedeltà, intelligenza, autorevolezza, responsabilità. Un vero esempio ed un faro di luce e di speranza per tutte le donne.

La seconda è il servizio che fai alle Scritture ed alle religioni che convivono, oggi, in Italia. Esperta del Corano, innamorata di Dio, approfondisci la comprensione dei Testi attraverso il confronto con la Bibbia ebraica e quella cristiana, con la letteratura laica occidentale, con le trasformazioni della storia e le provocazioni del presente. Sei capace di attualizzazione, di pensiero di fede e di riflessione intellettuale. Un lavoro che contribuisce a rendere la religione uno strumento di unione e non di divisione, tra i popoli e le nazioni.

E tutto ciò lo fai concretamente, dando il tuo tempo e muovendoti a tue spese, accettando di partecipare a Convegni, Festival, “Tavole rotonde”, momenti di incontro di ogni tipo. Non sei protetta da nessuno, ma non hai paura di rischiare né dinanzi alle eventuali reazioni degli altri italiani - credenti e non credenti – né dei tuoi stessi fratelli musulmani.

Per questo, in particolare, voglio ancora ringraziarti, perché fai sulle Scritture della tua religione, quello che noi, bibliste e biblisti cristiani, cerchiamo di fare sulla Bibbia: liberarla dai lacci dell’ignoranza e di declinazioni prive dei dovuti canoni magisteriali, ma anche scientifici ed ermeneutici. Se questi non vengono applicati non si può rivelare, infatti, nel mondo contemporaneo, quella Parola di Vita che è nella sua anima originaria.

Penso di averti incontrata per la prima volta già vent’anni fa, in un Programma di una TV cattolica di Recanati per un confronto sulla donna nelle nostre diverse religioni: mi colpì la tua mitezza di ascolto e di dialogo, la tua profondità nello scavare il Corano e la tua parresia nell’interpretazione dello stesso, in merito al tema. Fui folgorata da quella tua sapienza, che mi fece emergere dall’ottusità in cui noi italiani ritenevamo il messaggio del Corano e la sua teologia. Scopersi quanto quest’ultima sia, in realtà, polifonica, complessa, diversamente elaborata, nei tanti Paesi in cui la fede islamica viene professata.

Da allora sono state innumerevoli le occasioni in cui abbiamo conversato in ambienti, per lo più cattolici, dove ci si è trovati – e ci si trova ancora – in un dialogo aperto tra credenti di fede musulmana e cristiana. Più volte nell’Istituto Teologico di Ancona – aggregato alla Pontificia Università Lateranense, del cui Collegio dei docenti mi onoro di far parte - abbiamo dato voce, anche con sorelle e fratelli di religione ebraica, a conversazioni consapevoli e costruttive, nel desiderio di promuovere un dialogo interreligioso e culturale fecondo.

Di questa preziosa opera di civiltà e di profezia voglio dare atto anche ai quei buoni italiani che sono i marchigiani, maestri di umanità e di accoglienza, di ospitalità e di collaborazione; all’Ordine dei giornalisti delle Marche al suo capoluogo di Ancona – che nell’Istituzione della Prefettura ti ha consegnato l’Onorificenza – e alla Chiesa marchigiana, che sono state delle vere punte di diamante, nei decenni scorsi, in questo tipo di impegno in Italia.

La terza ragione è il tuo amore per la Pace, forse la più importante. Nei tuoi libri, che scrivi in una splendida prosa poetica quando non addirittura in versi, si rivela la tua anima che vive in un “abbraccio”: da una parte la Siria, scrigno della tua memoria “genetica” e morale; dall’altra l’Europa e l’Italia che ti hanno dato il corpo, il mondo e la lingua. Da una parte il passato, dall’altra il futuro, nei tuoi figli, per i quali sei madre medio-orientale nella gratitudine, ma occidentale nella terra e nel vissuto. La pace è, infatti, innanzitutto, abbraccio di lontananze, di povertà e di ricchezze, giuntura di fratture nelle nostre persone e nelle nostre case e famiglie.

A proposito di chi, con l’accusa di “sottomissione all’Islam”, ha addirittura dato ordine al nostro Presidente Mattarella di revocarti l’Onorificenza di Cavaliere della Repubblica, potrei dare molte rassicurazioni, ma spero che siano già evidenti.

Mi limito ad aggiungerne una soltanto: quella del dominio della lingua italiana. Bisogna dire la verità: è raro ascoltare o leggere un italiano perfetto e bello come il tuo! L’uso che fai del congiuntivo e gli stili che padroneggi sono affatto ignoti alla maggior parte dei nostri politici, Deputati e Senatori, Ministri della Repubblica – che hanno oneri e onori ben più impegnativi del tuo. Se la pensassi come loro, gli dovrei rifiutare persino la cittadinanza! Ma non essendo neppure io meglio di loro, non mi permetto di inviare minacce al Presidente se riconosce a tutti la pari dignità di rappresentare il nostro popolo.

Solo mi torna in mente quella battuta di Totò che invitava la gente a non mandare a scuola i propri figli: “Fateli sguazzare nell’ignoranza!” diceva ironicamente. Doveva conoscere un aspetto remoto alla nostra coscienza…

Purtroppo è l’ignoranza il frutto e la matrice di ogni menzogna. E, per quanto ti riguarda, cara Asmae, chi ti vorrebbe rifiutare Onore al Merito è perché non sa nulla di te e neppure delle donne italiane, né di gran parte della nostra storia e cultura, della nostra fede e della nostra gente.

Non preoccuparti: così come dai “diamanti non nasce niente” – come cantava Fabrizio De Andrè – neppure dall’ignoranza – la storia ci insegna – sboccerà mai una foglia di futuro.

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