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Enzo Bianchi "La spiritualità fai da te"

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La Repubblica 
  18 novembre 2024
per gentile concessione dell’autore. 

È finito il sinodo della chiesa universale ed è iniziato il sinodo della chiesa italiana con un’assemblea a Roma di delegati delle diocesi. Ma la celebrazione di questi eventi è passata inosservata.

Ha destato più interesse una ricerca del Censis, "Italiani, fede e chiesa", che conferma quello che viene ripetuto: continua la diminutio della religione cattolica e della fede, della frequenza ai riti religiosi, e la chiesa non è più autorevole. Alcuni presbiteri sono visti con ammirazione e simpatia ma non come pastori della comunità. 

L’unica voce autorevole resta quella di Papa Francesco che tuttavia non è certo ascoltato per quel che riguarda l’etica cristiana della condivisione dei beni con i poveri, l’accoglienza dei migranti e l’etica sessuale. 

Giuseppe de Rita ci mette sempre in guardia sui dati, soggetti a diverse interpretazioni, e ci chiede uno spirito critico nell’incrociarli. 

Perciò ci impegniamo in una lettura critica. A esempio: se l’inchiesta rivela un bisogno di spiritualità, va collocato in un oceano di indifferenza e in un dilatarsi del nichilismo. La spiritualità cristiana non è questa diffusa attenzione allo star bene con sé stessi. 

Oggi c’è un bisogno di vita interiore che è più che comprensibile nel contesto di esproprio della propria anima a causa dell’alienazione dominante, ma non è spiritualità cristiana. È una spiritualità "fai da te", incoraggiata dagli esperti del dialogo tra le religioni verso un sincretismo che sfigura la sequela di Gesù di Nazareth. E sì, molti dicono di pregare perché sono nel bisogno: da sempre, e lo diceva già Lucrezio, la paura crea gli dei, ma non è preghiera autentica cristiana. 

Con queste precisazioni non voglio biasimare nessuno ma prendere una posizione chiara di fronte a troppe ambiguità. 

Certo, nella mia infanzia si pregava di più: quando arrivava un temporale per scongiurare la grandine, quando c’era siccità per invocare la pioggia. Ma forse c’era più fede? La preghiera è un mistero che solo Dio conosce. 

Ora è in corso il sinodo italiano con uno strumento di lavoro che è una bellissima sintesi dei diversi piani pastorali degli ultimi trent’anni: non contiene nessuna profezia. 

Una vera profezia sarebbe piuttosto la proposta di una fede più essenziale e meno "ecclesificata", una fede che ha solo Gesù Cristo al centro. Un’altra proposta profetica sarebbe quella di cercare di vivere la sinodalità nelle chiese particolari attraverso l’edificazione della fraternità. La chiesa o è una fraternità o non è chiesa ma solo scena, un’assemblea religiosa. 

E siccome l’inchiesta rivela che è ancora presente una speranza nella vita oltre la morte, sarebbe ora per la chiesa di predicare la buona notizia delle realtà ultime, i novissimi: morte, giudizio, entrata o esclusione dal Regno di Dio. 

Quando non si crede nel giudizio di Dio, non si crede di aver commesso il male, il peccato e ci si giustifica. 

Anche questa sarebbe una buona notizia, a lungo predicata come cattiva notizia, perché ultima azione di un Dio perverso.



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