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Auguri di Pasqua (Monaci Benedettini Silvestrini)

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«Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. (Att.10).

Cosa è avvenuto e accade ancora di tremendo e di assurdo in questo nostro mondo? Hanno ucciso l’Autore della vita. L’hanno inchiodato ad una croce come un malfattore. Gli uomini non hanno creduto all’Amore. I seguaci di Barabba , un sedizioso, un malfattore, un omicida hanno gridato che il male deve essere  liberato, deve vivere i propri spazzi senza confini e il sommo Bene deve essere crocifisso e chiuso in un sepolcro. È il modo più esplicito di definire l’abisso del peccato, di proclamare il trionfo del male, di sancire la morte del Figlio di Dio. Gli uomini hanno preferito le tenebre alla Luce. Soltanto quelli che l’hanno accolto sono diventati figli di Dio. È l’ora delle tenebre: il demonio e tutti demoni, suoi alleati, stanno proclamando la vittoria. Hanno sedotto l’uomo del terzo millennio: si sono immessi audacemente nel mondo l’hanno invaso fino a raggiungere il cuore della chiesa di Cristo per ferirla a morte. Stanno tentando di ingigantire e spettacolarizzare le inevitabil e umane e gravi debolezze dei suoi figli prediletti ammantando di nero la gloriosa santità di tanti suoi eroi. Gli accusatori di oggi sono della stessa categoria di quelli del tempo di Gesù: sono i zelanti e talvolta i falsi e bugiardi cronisti, quelli dei diversi times .net e .com, i Barabba di oggi e i loro adepti. Non si ricordano che Giuda il traditore era uno dei dodici, un prediletto del Signore; non si ricordano che Maria di Magdala, una grande peccatrice convertita, con sollecitudine, va lesta al sepolcro di Gesù mentre è ancora buio: è lei la prima a vedere la pietra ribaltata, e lei la fortunata che squarcia le tenebre, cercando e poi incontrando all’alba Gesù Risorto: lei sapeva bene cosa significasse risorgere perché il suo Signore già anticipatamente aveva ribaltato un masso ancora più pesante dalla sua anima, purificandola nella sua misericordia. Lei sa bene che cosa significhi essere privi di quella luce che soltanto Dio può dare. La pasqua lei l’aveva già vissuta.  Ad dolorata esclama: «Hanno portato via il mio Signore!». Il grido di questa donna attraversa il sorgente mattino della Pasqua, attraversa la storia: il suo è un grido di dolore e di amore: «Hanno portato via il Signore…!». È il grido di tutti coloro che come lei hanno vissuto l’esperienza del peccato e la gioia del ritorno tra le braccia del Padre misericordioso e verrebbero che ognuno facesse quella stessa esperienza pasquale. Chi non conosce l’amore e non conosce la misericordia ancora oggi si aggrega volentieri alla schiera degli accusatori implacabili verso gli altri e verso lo stesso Signore che è la fonte del bene. Nell’era delle umane grandezze, degli appassionati di gloria, dell’edonismo sfrenato la croce di Cristo non trova più spazio: più che mai ora diventa non solo motivo di scandalo, ma ancor più pietra d’inciampo. La parola rivelata però continua a risuonare in tutta la sua forza: la tomba è vuota! Cristo è risorto; è Lui il vincitore della morte e del peccato. San Paolo
ripete per tutti noi: “Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,1-4). Lo stesso apostolo ci rivela una sua personale ulteriore conquista: «Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo...» (Fu. 3,8). Egli, da risorto e convertito, arriva a dire: «Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal. 2,20). Paolo diventa l’innamorato di quel Cristo che prima ave va perseguitato ed  esplode in un inno di lode e di amore: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,31-39). L’Apostolo delle genti ci invita ad una doverosa coerenza: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo, assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio» (Col. 3,1-3). Siamo risorti con Cristo: è l’affe rmazione più importante della nostra fede: tutta la nostra religiosità sarebbe vana e la nostra vita sarebbe una dolorosa corsa verso una tomba se smettessimo di credere, se riponessimo la nostra speranza solo nelle cose di questo mondo. Saremmo da compiangere, dice San Paolo. Auguriamo tutto il bene della Pasqua. Chiediamo che il Signore aumenti la nostra fede. Prostriamoci umilmente nella fervente preghiera. Anche se il Signore ci avesse riconosciuto tra i suoi carnefici ora imploriamo il suo perdono e chiediamogli che ci faccia risorgere per la sua misericordia. Oggi si sono aperte in Cristo Risorto per l’uomo due possibilità di esistenza. Esistere credendo che veniamo dal caso, viviamo per caso e quando moriremo, sarà come non fossimo mai esistiti. Oppure esistere nella certezza che sei stato pensato e voluto perché tu incontrassi il Cristo Risorto ed in Lui divenissi partecipe della pienezza della vita.
Questa è la situazione in cui l’uomo da oggi è posto, per sempre. E’ la risposta di Dio: l’ultima sua parola, capace di redimere anche tutte le più brutte possibilità della libertà. Non ignorarla; non rifiutarla: rifiuteresti te stesso.
Soltanto così potremmo dire a tutti nella verità: buona e santa pasqua.

I Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero san Vincenzo. Bassano Romano 2010

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