Enzo Bianchi "Mi vergogno per l’Occidente il Papa e la pace sono oscurati”
Intervista a
a cura di Silvia Truzzi
“Mi vergogno per l’Occidente il Papa e la pace sono oscurati"
Il Fatto Quotidiano - 20 aprile 2022
Irina è ucraina e Albina è russa: insieme le due ragazze hanno portato la croce durante la Via Crucis
di Papa Francesco. Nemmeno questo inno alla pace, voluto dal Pontefice venerdì, è stato
risparmiato dalle critiche: i media cattolici ucraini non hanno trasmesso la processione in segno di
protesta. Ma davvero “non è questa l’ora del perdono?”. Lo abbiamo chiesto a Enzo Bianchi, a
lungo priore della comunità di Bose. “Quel gesto aveva un significato potente. La croce la portano
certamente gli ucraini invasi e trucidati, ma anche i russi. Non possiamo addossare la responsabilità
della guerra a un popolo intero”, spiega padre Bianchi. “Le due ragazze che portavano la croce
avevano tutto il diritto di invocare la pace e dare un segno al mondo. Però il perdono ha un
cammino lungo, va compreso anche il sentimento di chi, in un momento così tragico, prova rabbia e
risentimento. Lo scandalo per me è che i cristiani non portino la croce, oggi come ieri. Era accaduto
realmente nella passione di Gesù: nessuno dei suoi seguaci ha portato la croce, l’ha portata un
contadino di Cirene, Simone. Ma allora io dico che se nemmeno pregare insieme e percorrere
insieme la via della croce è possibile, il Vangelo è veramente rinnegato”.
Le prime uscite pubbliche del Papa, contro l’aumento delle spese militari e l’invio di armi,
sono state oscurate dalla stampa, che pure ama molto Francesco.
Diciamo la verità: il Papa è stato censurato. Le frasi che ha pronunciato sono state taciute
volontariamente, perché in questo momento la sua parola è scomoda per l’Occidente. Temo che
Papa Francesco avrà sempre più difficoltà a essere un profeta, quale è di vocazione.
Lei ha scritto che i potenti del mondo non vogliono la pace: perché la via diplomatica non
sembra un’opzione preferibile al proseguire della carneficina?
Questa guerra, a parte chi la soffre, ha molti, troppi, seguaci. Perché tutti – il presidente Biden, la
Nato, Putin – proclamano che questa guerra sarà lunga? Intanto perché i fabbricanti di armi ci
guadagnano. E poi perché purtroppo sono stati messi sul tavolo i “valori” dell’Occidente contro
quelli del mondo russo e non europeo. In nome di questi valori la guerra deve continuare a macinare
morte. Dall’altra parte addirittura si contrappone una sorta di guerra santa, combattuta contro
l’Anticristo e l’Occidente corrotto. Nessuno vuole negoziare, nemmeno i governi europei che sono
completamente appiattiti su quello degli Stati Uniti. Io provo vergogna per loro. Dovremmo
arrossire tutti per una guerra tra noi europei, tra noi cristiani, per la nostra partecipazione a una
alleanza militare che pretende di espandersi contro la sicurezza di altri Paesi, per l’incapacità
dell’Europa di fermare la follia di Putin.
Lei è in contatto con sacerdoti delle zone di guerra?
Sì, soprattutto con monasteri e metropoliti, sia ucraini che russi. Sono spaventati, e non bisogna
pensare che i russi siano sulle folli posizioni di Kirill. Molti di loro sono addolorati per quella che,
anche se non lo si vuole dire, è una guerra fratricida. Onufri, il metropolita di Kiev e di tutta
l’Ucraina del patriarcato di Mosca, ha condannato più volte la guerra chiedendo a Kirill e a Putin di
fermarsi. Queste Chiese sono solcate da divisioni profonde, mentre resta vero che sia la Chiesa
cattolica ucraina di rito bizantino sia la Chiesa autocefala ucraina, vogliono la vittoria totale sul
nemico e benedicono le armi del loro esercito. Qui risiede un vizio, che nell’Est è ancora molto vivo
e che è la rovina del cristianesimo: i cristiani devono smettere di pensare di avere una patria. Prima
o poi la religione s’incrocia con la patria e nasce una miscela esplosiva: l’abbiamo visto nei Balcani
e ora lo vediamo in Ucraina. I sacerdoti ucraini mi dicevano che vedevano entrare dalla Polonia
mezzi armati già in agosto, ben prima dello scoppio della guerra. Significa che l’Occidente si
preparava alla guerra.
Siamo cresciuti nella cultura tutto sommato pacifica del dopoguerra e della Costituzione che
ripudia la guerra. Come è possibile che tutto sia cambiato così repentinamente?
Non dimentichiamo i Balcani. Non dimentichiamo che allora non ci siamo limitati a mandare armi,
siamo intervenuti direttamente sganciando noi le bombe, con un governo di sinistra. Quella è stata
una macchia indelebile che ha insozzato la nostra Carta. Ora facciamo una guerra per delega, anche
se sempre nella stessa logica. C’è un innamoramento della guerra, un incanto per la forza così
diffuso che ci porta a disconoscere la Costituzione e l’umanità. Vedo un’intolleranza assoluta: non si
sopporta il ragionamento e qualunque discorso altro viene delegittimato. È successa la stessa cosa
con la pandemia. Si dice sempre che la prima vittima della guerra è la verità, ma non è vero: la
prima vittima è la ragione perché la guerra è aliena dalla ragione. Poi di conseguenza è negata la
verità. Ecco perché le voci che interrogano e che non vogliono stare nel coro massimalista vengono
tacitate.
Si dice: gli ucraini hanno diritto di difendersi e quindi l’invio di armi è giusto.
Ma questa è una scelta ipocrita! Si combatte non con il proprio corpo, ma con quello degli altri. Le
vittime continueranno a essere ucraini, ma questa guerra è una guerra tra l’Occidente e la Russia,
che si vuole a tutti i costi umiliare e annientare. Dobbiamo stare attenti: il nostro domani non sarà
più così pacifico, il resto del mondo non vuole più riconoscere la supremazia assoluta del grande
gigante americano. Cina, India e gli altri Paesi vogliono un equilibrio mondiale, non un padrone
assoluto.
I sostenitori della guerra non vedono altre vie d’uscita.
Se andiamo avanti ci saranno altre vittime e queste vittime sono vittime per sempre, sono morti per
sempre. Io vorrei dire ai belligeranti: perché non andate voi, con i vostri corpi a combattere? Allora
vi crederei. Ma se voi continuate a inneggiare alla guerra dal vostro salotto io non vi credo. Non ci
sono valori più alti della vita di ciascuno: ognuno ha una storia, una famiglia, amici, amori,
sentimenti. Ma quando un uomo è morto è morto per sempre.