Il patriarca Pizzaballa in visita pastorale nella parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza
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«Ricostruiremo tutto»: «la nostra vita è qui, siamo radicati qui e resteremo». Il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, ha voluto incoraggiare con queste parole i fedeli della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, dove da venerdì 19 dicembre è in visita pastorale. Una visita ormai tradizionale per il patriarca, nei giorni precedenti al Natale, che assume però, in questo tempo, un significato forte di vicinanza e accompagnamento per i cristiani della Striscia, provati da due anni di guerra.
Nonostante la tregua in corso, infatti, sono ancora molto dure le condizioni di vita e ancora incerte le prospettive per il futuro. «Dobbiamo soprattutto ricostruire i nostri cuori, non abbiate paura, dobbiamo essere uniti e forti», ha detto il cardinale Pizzaballa, incontrando i parrocchiani e le persone accorse ad accoglierlo. Uomini, donne e bambini che — nonostante le difficoltà — hanno preparato, in tutta fretta, un benvenuto festoso per il patriarca, accompagnato da una delegazione di religiosi da Gerusalemme.
«Voi avete dimostrato, specialmente durante la guerra ma anche adesso — ha detto il porporato — che cosa significhi rimanere forti, siete una testimonianza vivente non solo di resilienza ma di fede e speranza per tutto il mondo». «Non potete immaginare quante chiese, gruppi, associazioni, persone da tutto il mondo si sono unite per farmi essere qui», ha rivelato emozionato Pizzaballa.
Certamente, ha ribadito con forza, «non possiamo dimenticare che cosa è successo e non lo dimenticheremo mai, ma ora dobbiamo andare avanti».
A raccogliere le sue parole e il suo incoraggiamento, c’era padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa latina della Sacra Famiglia a Gaza City. Ricevere il patriarca, ha spiegato il parroco attraverso un video diffuso sui social media, è una «grande gioia», «anche in mezzo a tante sofferenze». La sua è «una visita molto attesa e molto apprezzata», organizzata nonostante tutte le difficoltà tecniche, non solo relative alle pratiche dei permessi, ma anche alle infrastrutture. «Le strade sono distrutte», e c’erano poi molti camion in attesa della merce destinata agli esercizi commerciali. «I prezzi sono scesi — ha spiegato Romanelli — ma la maggior parte delle persone» non può permettersi di comprare i beni di prima necessità. «Gli aiuti umanitari sono quindi essenziali per la maggior parte dei 2,3 milioni di persone» della Striscia, ha ricordato il parroco.
Il patriarca Pizzaballa, all’arrivo a Gaza City, ha fatto un giro nei diversi quartieri della città fino ad arrivare a quello di Zaytoun, dove — riferisce padre Romanelli — «ha ricevuto una bellissima accoglienza da tutti i gruppi della parrocchia, i sacerdoti, le suore, i bambini, i malati, gli anziani, i membri della Commissione di emergenza, i rifugiati» e il personale della scuola, oltre che «gli alunni cristiani e musulmani». «È stata la prima celebrazione che si è potuta tenere come scuola dopo più di due anni di guerra», ha spiegato ancora il parroco. Una festa organizzata da insegnanti e studenti, tra canti, balli, discorsi ufficiali in arabo e in inglese e tanta gratitudine per il sostegno ricevuto dal patriarcato.
Un momento molto toccante è stato il gesto simbolico che si è svolto subito dopo. Il patriarca, con gli alunni musulmani e cristiani della scuola, si è recato davanti all’ingresso della parrocchia della Sacra Famiglia e ha liberato due colombe in segno di pace. «Erano tutti felici — racconta padre Romanelli —. Le colombe si sono librate nel cielo sopra di noi, sopra la chiesa e poi se ne sono andate. È stato un momento molto sentito», «un segno della pace che Cristo è venuto a portare e che noi vogliamo continuare a diffondere proprio con l’aiuto di Lui e di Sua Madre».
Il patriarca di Gerusalemme dei Latini ha fatto poi visita alla chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, dove ha avuto un incontro fraterno con una delegazione di religiosi e con l’arcivescovo Alexios.
Non è mancato il sostegno ai malati che il cardinale Pizzaballa ha incontrato personalmente e ai quali ha impartito il crisma degli infermi.
Al ritorno nella parrocchia, era già il tempo del rosario quotidiano e, così, il patriarca si è unito ai fedeli, sedendosi tra di loro nei banchi e raccogliendosi in preghiera. Un pensiero particolare è stato dedicato alle due parrocchiane di Gaza uccise dal fuoco israeliano negli stessi giorni di dicembre di due anni fa. «Ringraziamo Dio di poter celebrare questo Natale anticipato con il patriarca Pierbattista Pizzaballa e con i nostri padri in visita — ha concluso padre Romanelli — . Non smettete di pregare e di chiedere a Dio la pace, la pace, la pace».
Sabato mattina il patriarca si è recato in visita alla sede della Caritas, nel quartiere di Al-Nasr (Gaza nord), dove ha incontrato personale e pazienti. Si è poi spostato nell’ambulatorio medico dell’Unione delle Chiese nel quartiere di Al-Rimal (Gaza ovest). Tra le altre tappe: il deposito di aiuti umanitari gestito dal Catholic Relief Services; l’ospedale arabo Al-Ahli, nella Città Vecchia di Gaza; l'ospedale giordano, Tal al-Hawa. Infine, si è recato all’università di Al-Azhar, Tal al-Hawa e nei campi per sfollati sul lungomare di Gaza City. (Beatrice Guarrera)




