L'Avvento è un tempo di grazia. Ce lo insegnano i bambini
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2 dicembre 2025
Ci salveranno loro, i bambini. Necessitiamo della loro presenza più dell’aria. “Avvento”, tempo forte, tempo di grazia. Cristo viene, andiamogli incontro. Chi mi insegnerà la strada? I bambini. Ascolta. Hai mai visto in aeroporto l’arrivo di un papà - o di una mamma - dopo lunga assenza? C’è tanta gente che si accalca, ognuno attende qualcuno. Bello. Mi intenerisce. Sguardi che si intrecciano, occhi che scrutano, mani che si alzano, voci che si chiamano. Sorrisi. Abbracci.
Lo spettacolo vero, però, ce lo danno loro, i bambini. Fremono. Eccolo, sta arrivando. Lo hanno intravisto, il cuoricino batte all’impazzata. Un’emozione che non si può descrivere. Non attendono, non ce la fanno, quando tra i tanti volti hanno scorto quello che li fa sussultare, si liberano dalla stretta di chi li tiene fermi e corrono. Attimi di gioia pura. Uno spettacolo unico. E tu hai la certezza di essere importante. Arriva, ti si getta tra le braccia, ti stringe, ti accarezza, ti bacia, e non una volta sola. Dopo, solamente dopo, vengono gli altri, gli adulti che lo hanno accompagnato, i parenti, gli amici.
Avvento, tempo nuovo, tempo fresco, nonostante le tante cose che non vanno. Lasciati sorprendere. Corri incontro al Signore con la stessa trepidazione di quel figlio che attende in aeroporto il suo papà. Lui viene, è già venuto, verrà ancora, rimarrà per sempre. È un galantuomo, lo ha promesso e i galantuomini mantengono sempre la parola data. Viene ogni giorno, a ogni ora del giorno, peccato che la benedetta abitudine, a volte, ne attutisce il colpo. Non deve accadere. Non ce lo possiamo permettere. La fede non è un rito religioso o una raccolta di comandamenti per meglio vivere, che, per quanto importanti, non potranno riempire il cuore. Credere o non credere in un essere superiore che dal niente ha creato noi e le condizioni per non dissolverci, non ci cambia la vita, non ti donano gioia, non ci mettono le ali ai piedi, non rispondono alle domande che di notte ci martellano il cervello.
Puoi essere uno esperto dell’infanzia, puoi conoscere numeri e caratteristiche dei diversi gruppi etnici, puoi studiare i disagi dei figli degli immigrati e gli agi problematici de figli dei ricchi, niente, però, ti procura il batticuore, ti illumina la giornata e la vita più di quel bambino che ti ha sporcato la faccia di cioccolata all’aeroporto. La fede è un incontro. La fede è un abbraccio. La fede è sentirsi amati. La fede è una presenza. La fede è impazzire all’idea che il potentissimo motore immobile, immaginato da Aristotele, si è fatto piccolo piccolo per provare le tue stesse emozioni, per dirti che sei immenso, per amarti e farsi amare. Avvento è umiltà. È un invito a ritornare bambini. È sceso dall’aereo. Corrigli incontro. Ferma quell’attimo. Scatta la foto. Chi ha conosciuto le pure e calde sensazioni dell’abbraccio di un bambino non morirà di freddo. Solo loro sono capaci di dare e ricevere, gratuitamente, gioia. Solo loro sono in grado di parlarci di Dio fin da quando, piccola scintilla nascosta nel santuario materno, hanno bussato alla porta di questo mondo.
Ci hanno insegnato l’attesa. C’è. Cresce. Si muove. Si fa sentire. spinge. Si affida a me. Ha bisogno di me. Eccomi. Ci sono. Voglio esserci. Ci sarò. Sono importante. Indispensabile. Abbiamo smarrito un grande verità: l’accumulo di cose, di denaro, di potere, porta comodità, soddisfa la vanità, acquieta la paura del futuro incerto, è vero. Ma non ti dà l’unica cosa di cui hai veramente – e dico veramente – bisogno: la gioia. Essa non abita nei sotterranei delle banche, non veste abiti firmati, non si adorna di gioielli. La trovi dove non avresti mai creduto. Nell’abbraccio di un bambino. Un bambino qualsiasi.
Abbiamo bisogno di questi cuccioli di uomo che ci parlano di Dio. Nessuno più di loro si emoziona davanti a un presepe fatto di foglie, frasche e muschio raccattati in campagna. Davanti, soprattutto, a un Bambino nudo. Nudo nella grotta. Nudo sulla croce. Nudo tra quella folla affamata di bambini che la nostra stupida ingordigia ha lasciato nudi. La fede è incontrare lui, il Signore della vita che si fa bambino per amore. L’Avvento ci aiuta. Non perdiamola, questa ulteriore occasione. Impariamo dai bambini. Domenica scorsa, Benedetta, ha portato a Messa, per la prima volta, il suo Gabriele, nato due settimane fa. Tremante, lo ha deposto tra le mie braccia. Un batuffolo di vita. Uno scoppio di gioia. Per me, per tutta l’assemblea. E, spero, per tutti voi ai quali arriva questa riflessione. Buon Avvento.





