Mail

"Francesco, Leone e la Chiesa che cambia" - incontro con Marco Politi

stampa la pagina

Rocca N° 1 
del 1 gennaio 2026  

Per capire meglio il pontificato di papa Francesco e l’inizio del pontificato di papa Leone XIV abbiamo incontrato uno dei maggiori esperti di questioni vaticane e di dinamiche interne alla Chiesa, il vaticanista Marco Politi, già collaboratore de La Repubblica e del Fatto Quotidiano, e autore di saggi sulla Chiesa e sugli ultimi papi.

Buon giorno Marco, come stai? 
Grazie, bene. 

Grazie per aver accettato questo colloquio per il nostro quindicinale che da oltre 84 anni è un punto di riferimento per quanti, credenti, non credenti o diversamente credenti, vogliono leggere il mondo di oggi senza condizionamenti. Che giudizio ne dai di “Rocca”? 
Rocca la conosco da molti decenni, l’ho trovata sempre estremamente stimolante e anche stimolanti gli eventi che organizza alla “Cittadella”. Ritengo che ancora oggi sia uno degli elementi propulsori all’interno del mondo cattolico, anche se il mondo cattolico si è ritirato nella sua rilevanza politica e sociale, ma questo è un problema che tocca anche tutta l’Europa: il rapporto fra cattolici e società. Rocca di per sé è sempre un elemento che spinge ad andare avanti. 

Recentemente hai scritto un libro su papa FrancescoLa rivoluzione incompiuta”, ma questa rivoluzione è veramente iniziata e se è iniziata, perché incompiuta? 
Proprio guardando indietro a questi ultimi quindici anni ci si accorge che il panorama ecclesiale è molto mutato. Pensiamo che ancora ai tempi di Ratzinger e di Giovanni Paolo II il Vaticano rifiutava sistematicamente anche la richiesta di alcuni vescovi della Germania o di altri Paesi che ponevano la questione della comunione ai divorziati risposati. Oggi nessuno più si meraviglia che i divorziati risposati si accostino alla comunione, d’altra parte Francesco ha sottolineato che i sacramenti servono proprio per chi soffre, per chi è debole, per chi ne ha bisogno, per essere rafforzato, non servono ai perfetti, ha detto lui. Prendiamo la questione degli omosessuali, ancora ai tempi di Giovanni Paolo II, Ratzinger che era allora prefetto della congregazione della dottrina della fede, pubblicava un documento in cui da un lato si diceva che gli omosessuali vanno assolutamente rispettati nella vita civile, non devono essere perseguitati, non si deve avere nessun atteggiamento aggressivo nei loro confronti, ma dal punto di vista della Chiesa quello che loro facevano, la loro vita di relazioni era qualcosa contro natura, qualcosa d’immorale. Tutto questo è stato spazzato via da papa Francesco e non è stato spazzato via con nuovi documenti, perché Francesco in genere ha lavorato con gesti, con parole improvvise che però rispondevano ad una precisa architettura di pensiero. Nel caso dei divorziati risposati ci furono due Sinodi che affrontarono il problema della famiglia, ma che alla fine non riuscirono, nel documento finale, a dire nero su bianco se è possibile la comunione ai divorziati risposati dopo un percorso di pentimento. Fu Francesco che nel suo documento post sinodale, in una piccola nota a piè pagina parlò della possibilità di accompagnarli con i sacramenti, in fondo questo era un piccolo trucco per aprire una breccia. 

Questa rivoluzione incompiuta, sarà attuata da papa Prevost? Con questo papa, che a differenza di papa Francesco, è assente dai mass media, dalla grande stampa, nonostante i suoi interventi molto forti e significativi, si arriverà ad avere il diaconato per le donne, uno dei tanti temi più spinosi? 
Volevo aggiungere fra gli elementi di grande cambiamento che Francesco ha portato, come grande cambiamento iniziale c’è stato proprio quello di permettere l’apertura di una discussione sul diaconato per le donne. Lui istituì una commissione che risultò spaccata, come è spaccato il mondo cattolico, così come sono spaccati i vescovi… però al tempo stesso Francesco è quello che politicamente ha deciso di nominare delle donne in posti chiave, apicali, nella curia romana, una cosa che non si era mai vista. Al tempo stesso agli ultimi due Sinodi del 2023 e 2024, ha dato il diritto di voto alle donne, ha inserito i laici, uomini e donne, come partecipanti al Sinodo. C’erano più di cinquanta donne che erano membri sinodali con diritto di voto e proprio in questi giorni si celebrano i 1.700 anni del concilio di Nicea, primo concilio del cristianesimo e dopo 1.700 anni per la prima volta le donne hanno avuto il diritto di voto in un Sinodo. Tutto questo è un primo passo verso il riconoscimento di quello che veniva chiesto del diaconato femminile e probabilmente in futuro un primo passo verso il sacerdozio femminile, questi problemi sono ora nelle mani di Leone XIV. Papa Prevost è stato eletto in un rapido conclave in cui sono stati sconfitti gli ultraconservatori che volevano portare indietro le lancette dell’orologio. Anche dopo la sua elezione ci sono stati gruppi conservatori che hanno chiesto esplicitamente al papa di ritornare sulla questione dei divorziati risposati o sulla benedizione alle coppie omosessuali, papa Leone si è rifiutato di tornare indietro e quindi rimane la comunione ai divorziati risposati, rimane la benedizione per gli omosessuali… sulla questione del diaconato femminile Prevost mantiene in questo momento una posizione di freno. Però nel Vaticano si impara sempre a leggere bene le parole che vengono pronunciate, nel suo primo libro intervista Leone XIV ha detto: “Per il momento non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa”. In questa frase ci sono due parole importanti, una è “per il momento” che significa che oggi, che non è detto che non lo faccia domani e “non ho intenzione di cambiare”, quindi significa che lui può avere l’intenzione se naturalmente ha dietro di sé una maggioranza di vescovi, di fedeli, di teologi che spingono in quella direzione. 

Le chiese sono sempre più vuote, i giovani non si avvicinano più, il messaggio cristiano con entusiasma, più… come vedi il futuro della Chiesa? 
Qui bisogna essere molto chiari, gli ultimi tre papi hanno avuto posizioni differenti, linee teologiche differenti, temperamenti differenti, ma nessuno di loro è riuscito ad arrestare la grande crisi della secolarizzazione, secolarizzazione che oggi ha un carattere nuovo, non è solo la laicità e il pluralismo che si impone nella storia delle società, ma anche una spinta verso una fuga dalle istituzioni, dai sindacati, dai partiti, fuga rispetto all’autorità della scuola, dall’università e anche fuga dalle comunità ecclesiali tradizionali. Questo tocca tutto il mondo protestante, ortodosso, oggi i giovani possono avere un rapporto con il papa se il papa è sufficientemente forte dal punto di vista carismatico e mediatico, però hanno pochissimo rapporto con la parrocchia e ancor meno con quello che è la diocesi o il vescovo. Teniamo presente che le ultime statistiche ci dicono che i giovani fra i 16 e i 34 anni che vanno a messa sono soltanto il 10% e dopo i 34 una percentuale un po’ più alta. In Francia complessivamente va a messa il 3-4%, in Germania è il 5-6%, non è un caso che Andrea Riccardi in un suo libro diceva “La Chiesa brucia”. Questo è il dato di fatto su cui misurarsi. 

Nel tuo libro scrivi: “Il Governo, formato da una coalizione tra Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Lega di Matteo Salvini e Forza Italia del defunto Silvio Berlusconi, sogna i respingimenti delle barche cariche di immigrati, agita la bandiera dell’espulsione rapida degli illegali, evoca persino il fantasma della sostituzione etnica”. Ma nonostante le prese di posizione nette di papa Francesco e del presidente della Cei Zuppi a riguardo, maggioranza dei cattolici vota per questo Governo. Come mai? 
Questo è un grande interrogativo, direi che oggi uno dei problemi per la Chiesa è il fatto che la dottrina sociale in realtà non trova una realizzazione in una parte notevole nel laicato cattolico proprio secondo le cifre che venivano adesso in dicate. C’è una frattura con la dottrina sociale della Chiesa, che è una dottrina molto avanzata, che è una dottrina che si misura con i problemi contemporanei, si dica dell’immigrazione, dell’emigrazione per arrivare all’intelligenza artificiale su cui già si era espresso Francesco e su cui papa Leone intende fare un documento per fare in modo che questa grande rivoluzione tecnologica abbia un senso etico e rispetti la dignità umana. Però è anche vero che moltissimi di coloro che si dicono credenti, che si dicono cattolici, nella vita concreta e nelle scelte di partito è come se non conoscessero o non volessero conoscere la dottrina sociale della Chiesa. L’elezione di Leone XIV ha mostrato una grande linea di continuità tra Francesco e papa Prevost, per quanto riguarda i temi sociali, nella sua prima esortazione apostolica “Dilexi te” parla dell’amore di Dio e l’amore per i poveri. Nelle sue dichiarazioni, papa Leone, che è americano, ha avuto parole nette contro la politica di Trump così repressiva ver so gli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti. Vorrei citare solo due parole, papa Leone ha detto che vengono prese misure sempre più disumane, anche politicamente celebrate e che vengono trattati come spazzatura. Abbiamo quindi un papa che su questo è molto netto. 

Hai accennato al laicato cattolico, un laicato che in questo periodo è afono, assente, non fa sentire la sua voce all’interno della Chiesa e nel dibattito politico-culturale. Non credi che la “responsabilità” di questa assenza sia del pontificato di Giovanni Paolo II e della presidenza Cei guidata dal cardinale Ruini? 
Indubbiamente la presidenza della Cei sotto il cardinale Ruini è stata una presidenza che ha silenziato il cattolicesimo democratico e anche il cattolicesimo sociale progressista, però ci sono stati anche quindici anni di presenza fortemente mediatica di papa Francesco che potevano servire per rivitalizzare il laicato cattolico. La responsabilità in questo momento è delle singole persone, dei singoli gruppi che evidentemente si lasciano attrarre dalla grande ondata populista. Abbiamo visto anche del populismo in Francia, in Inghilterra, pezzi di società che prima erano orientati a sinistra o estrema sinistra e ora si sono spostati improvvisamente verso un sovranismo aggressivo di destra. Anche Trump negli Stati Uniti è stato aiutato nella sua vittoria dal fatto che pezzi di sindacato tradizionalmente democratico sono diventati elettori repubblicani. 

Un’ultima domanda prima di salutarci, chi è per te Gesù di Nazareth? 
Un grande punto interrogativo e un grande pungolo per i credenti e per i non credenti. 

Grazie Marco. 

Stefano Zecchi











«Ti è piaciuto questo articolo? Per non perderti i prossimi iscriviti alla newsletter»

Aggiungici su FacebookSegui il profilo InstagramSegui il Canale di YoutubeSeguici su Twitter



stampa la pagina