Vito Mancuso “Il fine vita è nella Bibbia. Invito i prelati contrari a un dibattito pubblico”
I vescovi dell’Emilia-Romagna che ’scomunicano’ Stefano Bonaccini per la delibera sul fine vita? "Non li capisco", dice il teologo Vito Mancuso. Per questo, apre al dialogo: "Ragioniamone insieme in pubblico. Discutiamone".
Da cattolico, quindi, lancia un dibattito con i vescovi?
"Se essere cattolico significa obbedire sempre e comunque all’etica e alla dottrina del magistero da tempo non lo sono. Preferisco dire credente. E da credente di fronte al suicidio medicalmente assistito specifico che entrano in gioco due principi decisivi: la coscienza e la dignità, cardini attorno ai quali ruota il mio pensiero. Se i prelati volessero discuterne con me, in armonia, ci sono. Il tema è delicato, non esistono certezze".
Ci spieghi i due cardini: coscienza e dignità.
"Il primato della coscienza l’ho imparato dalla Chiesa cattolica. Basta leggere il catechismo all’articolo 1800: l’essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Ma anche la Bibbia è chiara, lo vediamo al capitolo 30 versetto 17 del Siracide: meglio la morte che una vita amara, meglio il riposo eterno che una malattia cronica".
Insomma, di fronte a grandi sofferenze è giusto prevedere la libertà di poter ricorrere al suicidio assistito?
"Non penso che la Regione abbia sbagliato con la delibera sul fine vita. La persona in casi in cui si sente imprigionata e schiava nel proprio corpo deve avere la libertà di scegliere. E di ricorrere al suicidio assistito. Anche il cardinal Martini, di cui sono allievo, in una conversazione del 2006 con l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino disse che non si sentiva di condannare un simile gesto".
Visto quanto dicono la Bibbia e il Catechismo perché i vescovi emiliano-romagnoli, ma anche lo stesso presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, condannano la delibera?
"Hanno forse paura delle parole? Credo si tratti di tabù. Ma le domande che si dovrebbero fare è: ci crediamo nella coscienza? E nella dignità della persone? Rispetto chi decide di ricorrere alle cure palliative e lo Stato deve garantirle a tutti, ma pretendo lo stesso rispetto per chi fa un’altra scelta. Chi ritiene che anche con queste cure perderebbe la dignità dev’essere libero di poter scegliere della sua vita. Questa posizione è anche quella del cardinal Martini e del teologo Hans Kung nel suo libro sull’eutanasia".
L’Emilia-Romagna, quindi, ha fatto bene a licenziare questa delibera sul fine vita?
"Uno Stato laico deve permettere a ogni cittadino di scrivere anche l’ultima pagina della propria vita. Se crediamo nella libertà di coscienza, nessuno può imprigionare una persona nel proprio corpo".
Chi crede in Dio, poi, non pensa che la morte sia la fine...
"Un credente in Dio sa che la morte non è la fine. Lo spera, lo crede, lo sa. E crede, appunto, che verrà accolto dalle braccia accoglienti di un padre misericordioso".