Enzo Bianchi "Il lieto messaggio del vangelo"
15 gennaio 2024
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Soprattutto dal Concilio Vaticano II in poi, nella chiesa cattolica emerge e si fa sentire il
tradizionalismo, fenomeno complesso, variegato e cangiante.
Riguarda una porzione di Chiesa che vuole restare in stretta continuità con il passato, non accetta
nessun progresso nella comprensione della fede, né mutamenti delle forme nelle quali la fede si
esprime. Solo “quella” forma del passato (in realtà un passato recente!), solo una certa teologia e
solo una certa liturgia stanno nello spazio della verità e della tradizione. E così il passato viene
idealizzato, reso un monumento, mentre il presente con la dinamica del rinnovamento, è giudicato
in modo catastrofico.
In realtà, questa posizione che si vuole fedele alla tradizione, nega la tradizione autentica, la grande
Tradizione, perché la tradizione — da tradere, trasmettere — è tale se è trasmissione creatrice, una
corrente viva che si alimenta di una crescita come un giardino da coltivare. I tradizionalisti induriti
negano, di fatto, la cattolicità verticale, storica, privilegiando un’epoca e non riconoscendo che lo
Spirito ispira, agisce anche nel presente. I tradizionalisti sono anche una reazione a un
rinnovamento scomposto, un insieme di innovazioni che non solo contraddicono la grande
Tradizione, ma sono senza coerenza con la fede cristiana.
Soprattutto in ambito liturgico non si può negare che nel post-Concilio si assista a volte a
celebrazioni fantasiose, che preferirei qualificare come offensive del mistero cristiano: canti
mondani oltre che di cattivo gusto, segni e riti inventati senza discernimento, spettacolarità che
sfigurano il rito e causano in alcuni un arroccarsi sul passato che nega ogni riforma.
Tuttavia, se il fulcro della contestazione tradizionalista è soprattutto la messa rinnovata nei suoi riti
dal Vaticano II, rispetto alla quale si chiede di tornare alla messa preconciliare — quella tridentina,
non quella di sempre –, la porzione tradizionalista mostra al suo interno diversità, pluralità di
posizioni e di accenti. Vi sono monasteri, tra i quali eccellono quelli benedettini francesi di Barroux,
di Wisques, di Triors, che sono una risorsa nella Chiesa: conservano i vecchi riti con fedeltà, il
grande tesoro del canto gregoriano, vivono con serietà evangelica la vita monastica. La Chiesa oggi
non tiene sufficientemente conto di queste realtà, abbagliata dalla contestazione portata avanti sui
social da tanti gruppi tradizionalisti che negano legittimità alla riforma liturgica del Concilio e che
attaccano il Papa in modo vergognoso, fino a dichiararlo sovente eretico. Difficile il dialogo con
loro e tuttavia papa Francesco cerca di non escludere dalla Chiesa queste realtà e di offrire una
riconciliazione anche a quelli che lo attaccano.
Perché papa Francesco è convinto che il Vangelo è
lieto messaggio, non è Vangelo della paura né della nostalgia del passato. Il Vangelo se non è buona
e gioiosa notizia non è Vangelo.