Salari minimi e salari massimi. Paga “giusta” e patto sociale
Il dibattito sul salario minimo tocca il cuore del patto sociale. Da quando il lavoro libero ha sostituito quello degli schiavi e dei servi, sappiamo che il “mercato del lavoro” non è sufficiente per definire il salario giusto.
Il mercato, nel gioco di domanda e offerta, stabilisce un salario, ma affinché quel salario sia giusto c’è bisogno d’altro, il mercato da solo non basta, non è mai bastato per garantire la giustizia del salario e dell’economia. Perché il salario è il primo indicatore dei rapporti di potere in una data economia e società. Gli economisti classici, da Smith a Marx, non si ponevano il problema del giusto salario, perché sapevano che il salario era fissato al livello di sussistenza, quindi quello appena sufficiente a far sopravvivere la forza-lavoro. La crescita della democrazia è stata anche un lungo processo di liberazione del salario dalle gabbie della sussistenza e renderlo sempre più degno e giusto, primo strumento di libertà positiva -libertà di vivere la vita che si desidera vivere (Amartya Sen). Questo processo, però, ad un certo punto si inceppato e in alcuni ambiti è regredito. Ci sono oggi settori e mestieri dove i rapporti di forza sono tornati simili a quelli del primo capitalismo, dove quindi affidare il salario alle dinamiche di domanda-e-offerta significa soltanto legittimare rapporti di potere troppo asimmetrici. E quando una società non indovina il rapporto con i salari, sbaglia il rapporto con la vita e manda in crisi il patto sociale.Questo la Bibbia lo sapeva molto bene. Il salario lo troviamo in rapporto alla generazione della vita: mogli e matrimoni (Genesi 29,15), bambini e allattamenti: «La figlia del faraone le disse: “Porta con te questo bambino [Mosè] e allattalo per me; io ti darò un salario”» (Esodo 2,9). Questioni dunque di vita e di morte. E nel Nuovo Testamento: «Il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre e che voi non avete pagato, grida» (Lettera di Giacomo 5,4).
Per capire l’urgenza e l’importanza del salario minimo dobbiamo allora allargare lo sguardo. Per la prima volta nella storia moderna c’è oggi un problema di scarsità di offerta di lavoro, un fenomeno che ha colto tutti di sorpresa. L’avvento dell’informatica, della robotica e dell’IA aveva fatto intravvedere un tempo di insufficiente domanda di lavoro da parte delle imprese, quindi una nuova disoccupazione di massa di un crescente «esercito (post)-industriale di riserva». Dopo il Covid ci siamo accorti che ci eravamo sbagliati: molti di coloro che ieri stavano lavorando oggi si licenziano (le “grandi dimissioni”) e molti imprenditori cercano lavoratori in settori cruciali e non li trovano più. La intravista “fine del lavoro” rischia di avverarsi sul lato opposto a quello immaginato trent’anni fa. Le ragioni sono molte, ma la percezione di un lavoro dipendente remunerato poco e male è di certo una ragione importante.