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Enzo Bianchi "Le sorprese di papa Francesco"

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La Repubblica 
 10 luglio 2023
per gentile concessione dell’autore. 

Papa Francesco ci sorprende sempre più spesso in questi ultimi tempi del suo pontificato. 
Mentre molti si interrogavano se il Sinodo sarebbe stato una ripetizione aggiornata di quelli precedenti, celebrati secondo l’Ordo voluto da Paolo VI, il Papa ne ha mutato profondamente la struttura rendendo partecipi del processo e della celebrazione dell’evento anche membri non vescovi, uomini e donne che sono semplici fedeli, ai quali è stata data anche la facoltà di esprimersi con il voto sulle proposizioni che emergeranno dall’assemblea. Il Sinodo resta sempre Sinodo dei vescovi, tuttavia, per la prima volta nella storia della chiesa cattolica, si avvera il principio forgiato dal cristianesimo ma mai praticato: “Ciò che riguarda tutti deve essere da tutti discusso e da tutti deliberato”. Non eravamo in molti a sperare in un paradigma inedito per il Sinodo e scarse erano le probabilità, ma Papa Francesco profeticamente ha anticipato la chiesa e la teologia comune. 
Molti cristiani che vogliono una chiesa più conforme al Vangelo e ai tempi odierni temevano che Papa Francesco, che pure è capace di stupire per la parresia, il coraggio, la novità di molte sue affermazioni senza però prevedere procedure e norme del Diritto canonico conseguenti (nonché riscritture del Catechismo di Giovanni Paolo II) avrebbe destato molte speranze, ma destinate a restare sul piano degli auguri e delle attese. 
Nei giorni scorsi ha nominato come nuovo Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede l’arcivescovo di La Plata, l’argentino Víctor Manuel Fernández, conosciuto come collaboratore per la redazione degli scritti di Papa Francesco e autore di testi spirituali coraggiosi. Una nomina che ha destato una rivolta da parte dei cattolici tradizionalisti e di altri fedeli. 
Ma ciò che ha indignato di più sono le parole contenute nella lettera con la quale il Papa ha accompagnato la nomina, che chiedono al nuovo Prefetto posizioni nette, una rottura con il passato: “Il dipartimento che lei presiederà in altri tempi è arrivato ad usare metodi immorali. Mi aspetto senza dubbio qualcosa di molto diverso”. Papa Francesco qui sembra rievocare la confessione dei peccati fatta dal cardinal Ratzinger a nome della Congregazione per la dottrina della fede, il 12 marzo 2000, nel contesto del Giubileo. Sì, noi ci siamo chiesti in passato e ci chiediamo ancora che verità sia quella che deve essere difesa con la violenza e con la persecuzione. Ecco dunque il monito di Francesco al Prefetto della fede, monito perentorio: “Mai più avvenga!”. 
Io spero soltanto che a questa apertura di libertà e di misericordia del Papa non si opponga da parte della burocrazia ecclesiastica, dura a cambiare se perde il potere, un’ossessione di vigilanza e censura sul comportamento morale dei cristiani. Si avrebbe la libertà nella ricerca teologica e non ci sarebbe spazio ad una visione ristretta e puritana per quanto concerne la vita dei credenti. La libertà dei figli di Dio, che è il grande dono lasciatoci da Cristo nella chiesa non dobbiamo mendicarla, ma esercitarla.

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