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Caro Vasco, caro don Nicolò: quando vescovo e rocker «vanno al massimo»

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«Caro Vasco, mi permetto di darti del “tu” perché, pur senza averti mai incontrato personalmente, ti sento quasi come uno di famiglia. Se puoi suggerisci ai giovani a non aver paura di una “vita spericolata” e ad “andare al massimo” nell’amore verso gli altri, gli esclusi, i fragili, verso tutti. Chi vuol “trovare un senso a questa vita” lo può trovare nel rendere felici gli altri».

Sono le parole che mons. Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini, ha scritto a Vasco Rossi alla vigilia del suo tour che parte questa sera nella città romagnola (dopo le prove generali di ieri).

Parole che hanno toccato particolarmente il rocker di Zocca il quale ha deciso di prendere “carta e penna” e di rispondere al presule: «Io sono qui per portare un po’ di gioia, di carica, di solidarietà, i miei due concerti saranno “dedicatissimi” a questa terra che io amo, ci sono nato e so che si rialzerà».

A seguire il concerto di Vasco a Rimini ci saranno migliaia di fan, soprattutto giovani. Ed è proprio su di loro che si sofferma la lettera del vescovo – fresco di nomina – che si lascia andare anche a qualche confidenza… musicale. «Sono anni che, con amici e ragazzi, cantiamo le tue canzoni intorno al fuoco, sulla spiaggia, sotto la luna, fra le tende. Mi chiamo Nicolò, e sono il vescovo di Rimini. Sono nato a Genova, ho vissuto nel centro storico, e insieme alle tue canzoni spesso le chitarre intonavano le note del concittadino Fabrizio De Andrè. Volevo darti anch’io il benvenuto nella nostra città. Hai scelto di iniziare a Rimini il tuo tour. Migliaia di giovani e adulti ti attendono, alcuni accampati da giorni fuori dallo stadio. Su molti di loro tu eserciti un’influenza potente».

In questi giorni – ricorda il vescovo Anselmi – tanti ragazzi e giovani si sono «generosamente coinvolti nell’aiutare le popolazioni alluvionate della tua, nostra regione. Sono venuti da tutt’Italia, tanti anche da Rimini: molti di loro li conosco personalmente. Hanno spalato fango, lavato mobili, distribuito pasti, spostato rottami e detriti. Alla sera erano esausti ma felici; hanno servito, faticato, aiutato, amato chi si trovava in situazioni di grande difficoltà e di lutto. Tutto il mondo ha visto la loro bellezza interiore».

Il vescovo poi si confida con il Blasco: «Permettimi di dire una “cosa da prete”: questi ragazzi e giovani hanno manifestato la forza e la capacità di amore di Gesù che è dentro di loro, che è dentro tutti, credenti e non credenti, di ogni religione. Se puoi, incoraggiali a continuare così, ad essere generosi sempre, attenti verso chi soffre, verso i malati, verso chi è straniero e fatica ad inserirsi, disponibili a tenere compagnia ad un anziano, ad aiutare un bambino in difficoltà con lo studio, a stare vicino a chi si sente solo e vuoto. Se vuoi, invitali a non spegnere mai quel desiderio d’infinito che si trova nel cuore di ogni uomo, lo stesso che abita sulle “Dannate nuvole”».

Un invito raccolto dal cantante che si rivolge al presule con parole cariche d’affetto: «Caro don Nicolò, grazie per la tua bellissima lettera, mi hanno fatto molto piacere le tue parole così piene di umanità. Ancora di più leggere che abbiamo in comune De Andrè e Genova, “Creuza de ma’”, il porto di mare che da sempre accoglie gente da tutto il mondo. Che include, mai esclude. Come l’Emilia Romagna, questa terra fantastica e sorridente, ora ferita. Ma si rialzerà».

«Io non sono un gran parlatore, mi esprimo con le canzoni – prosegue Vasco –. La mia “combriccola” è diventata un “popolo” sì, ma sempre tutta di gente a posto con dei valori, hanno dei sogni. E poi il duro scontro con la realtà. Io mi limito raccontare loro quello che ho imparato, che “le stelle stanno in cielo, i sogni non lo so, so solo che son pochi quelli che s’avverano”. A me credono perché sanno che sono sincero e dico solo la verità. Che la realtà è meno dura di quello che uno immagina, meglio affrontarla, guardarla in faccia. Senza naturalmente mai rinunciare a “una vita spericolata”, come le star al Roxy bar. Guai smettere di sognare».

«Mi dicono che tutti ti amano qui a Rimini, che sei un prete, un uomo – scrive il rocker modenese –. Un vescovo di mare, navighi anche tu tra le debolezze dell’uomo, anche tu come don Gallo, costruisci ponti, non muri. Per me Rimini è come essere a casa, mi ci sono sempre trovato bene. Benvenuto, ben arrivato, bentrovato, caro don Nicolò e grazie per il “tu”». 

Fonte: Il Regno


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