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Ecco cosa ha fatto Gesù quando “è andato in crisi”

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Le crisi della nostra vita personale, ma anche quelle della società in cui viviamo, sono un grande tempo sospeso, una chiamata a volte unica e irripetibile per dare una svolta alla nostra vita, un’occasione che possiamo sprecare o che, invece, può darci le ali per una nuova libertà. Tuttavia, nei momenti di crisi siamo più esposti, più vulnerabili, spesso più sensibili; perciò, abbiamo bisogno di mappe e di orientamenti, perché da soli corriamo sempre il rischio di soccombere alla crisi oppure di fuggire dai problemi, continuando a seppellire dentro di noi le macerie e gli odori della morte.

Davanti a una crisi, a una difficoltà personale, familiare o lavorativa, a una sofferenza che ci tocca da vicino, a un conflitto nelle relazioni, a un’aridità o stanchezza spirituale, siamo chiamati a scegliere: possiamo sederci a compiacere noi stessi, facendo le vittime e lamentandoci per tutte le cose che non vanno; oppure possiamo prenderci una pausa, riflettere, cercare di capire quali segnali e quali messaggi la crisi ci consegna. E poi decidere cosa cambiare, come rialzarci, in che modo ricominciare.

In genere pensiamo, nella nostra concezione a volte troppo “angelica” della fede, che Gesù abbia vissuto una vita senza crisi. Il Vangelo ci dice il contrario: ci sono alcune grandi crisi che Gesù deve affrontare nella sua vita e durante la sua missione. Possiamo guardare a tre grandi crisi di Gesù e imparare da Lui un atteggiamento interiore di resistenza e resilienza, che aiuta anche noi ad affrontare le crisi della nostra vita e quelle della Chiesa e della società che abitiamo.

La prima crisi di Gesù è all’inizio della sua missione. Appena consacrato Messia, viene spinto nel deserto. Per le grandi imprese della vita – anche quelle quotidiane – occorre prepararsi nel silenzio, restando con se stessi, coltivando la relazione con Dio, spogliandosi di tutte le false immagini ideali che spesso abbiamo su di noi e sui nostri progetti. Ma proprio in questa spoliazione, in questo digiuno, Gesù è più vulnerabile e il diavolo ne approfitta. Sente fame e sete e – prendo in prestito una bella riflessione di Karl Rahner – il diavolo gli suggerisce in modo sottile: Tu sei Figlio di Dio, non puoi avere fame e sete! Tu puoi avere tutto ciò che vuoi, tutto il pane e il potere che vuoi. Se Gesù avesse ceduto, non sarebbe stato il Dio umano, compassionevole e vicino alla nostra umanità, non avrebbe quindi potuto condividere la nostra vita, a volte affamata e assetata.

Gesù fa tre cose: non si lascia sedurre e abbagliare, quando dialoga lo fa con la Parola di Dio, alla fine tronca il discorso.

Anzitutto, resta lucido. Nei momenti di crisi, la prima cosa da fare è cercare di restare lucidi: c’è sempre una proposta, un’idea, un suggerimento, una fantasia che, a prima vista, ci possono sembrare una soluzione; ma quando ci accorgiamo che esse sono solo una via facile, una scappatoia, la proposta di rinnegare noi stessi e quanto sta accadendo nella nostra vita, dobbiamo diffidare. Non essere instabili, emotivi, frettolosi. Non lasciarsi abbagliare dalle luci del palco. Fermarsi a pensare, a riflettere.

Seconda cosa, Gesù si rivolge e si attacca alla Parola. Nei momenti di crisi, chiediamo aiuto nella preghiera e facciamolo con la Parola di Dio: cosa dice il Signore a ciò che sto vivendo ora? Se leggiamo e preghiamo la Parola con fede e ascolto interiore, troveremo un’intuizione, una parola, un’immagine, una voce interiore. Qualcosa che ci guiderà e ci aprirà una via.

Terzo: se certe suggestioni, fantasie o tentazioni continuano, troncare il discorso. Vattene Satana, dice Gesù. Significa: non do più spazio dentro di me a questi pensieri, desideri, illazioni, illusioni. Resto con me stesso, con la verità di quanto accade ora anche se è duro da sopportare, con la Parola, con la compagnia di qualche buon amico, ma non faccio spazio a pensieri negativi o ad abbagli che vogliono prendersi gioco di me.

don Francesco Cosentino

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