Rosanna Virgili "L’indispensabile superfluo"
Stamattina mi sorprende una tristezza. Apro la finestra che dà sulla via di casa mia – che incrocia quella del Banco di Santo Spirito - dove, proprio sull’affaccio, c’è un minuscolo negozio di fiori. Ogni giorno mi dà il buongiorno ma oggi è chiuso e le sue due ante di legno massiccio serrate a soffocare i colori vividi e timidi che fanno ogni dì capolino dai vasetti… e della mia gioia. Non mi ero accorta, sinora, del “sacrificio” di questa quarantena, dell’importanza di una cosa che sembrava da nulla, per iniziare le giornate.
Di quali fossero le cose essenziali! Non sapevo che quel quadretto di viole e margherite fosse tanto importante per dare spinta e grinta alla mia giornata. Ovviamente i fiori non sono contemplati tra i beni di prima necessità e, quindi, con oggi, i loro negozi restano chiusi. Mentre sono aperti quelli di generi alimentari e le farmacie, per la salute del corpo. È giusto, certo. Ma il bisogno di vedere i fiori la mattina mi coglie quasi come un istinto. Penso alle parole di Paolo nella Prima Corinti: “i cibi sono per lo stomaco e lo stomaco è per i cibi” ma il corpo è fatto per la relazione. Il corpo è ben più e ben altro dello stomaco! E se non fosse mai accaduto di dover “digiunare” di bellezza e di ciò di cui si cibano gli occhi dell’anima, non avrei mai capito così plasticamente le parole di Paolo. Il corpo si nutre di colori, di suoni, di profumi, di carezze. Dei saluti e dei sorrisi degli altri. Chi vive in campagna, chi ha la fortuna di avere un giardino, chi fa la quarantena nelle proprie splendide ville, chi ha la beatitudine di abitare nei Monasteri, in un edenico hortus conclusus, non chiuda il cuore ma lo allarghi di grata cura e pensi a tanti che “restano in casa” … sì, ma quale casa?? Penso a chi vive in piccoli appartamenti di 40 metri quadri in sei o sette persone; a chi vive in palazzi circondati da palazzi, murati di asfissiante cemento, a chi vive in certe periferie e stare in casa è una condizione perennemente obbligata, perché fuori è uno squallore. Penso a chi subisce normalmente condizioni disumane di convivenza domestica e senza uscire qualche ora al giorno non ce la fa davvero a respirare.
Mandateci foto sui social o su wats’app, dei vostri prati, dei vostri giardini, delle vostre recintate ma aperte passeggiate, delle gocce di primavera che fremono sui boccioli e baciano le prime gemme. Condividete quel “superfluo indispensabile” per queste due settimane della nostra comune, indispensabile quarantena.