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Commenti Vangelo 4 marzo 2018 III Quaresima

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4 Marzo, Terza Domenica di Quaresima

Da questa domenica in poi, fino a Pasqua, il vangelo di Giovanni prende il posto di quello di Marco che solitamente ci accompagna nell'anno liturgico B. Il brano di oggi presenta Gesù che, recatosi al tempio di Gerusalemme come ogni buon ebreo in prossimità della Pasqua, si trova ad affrontare con una certa durezza le prepotenze di chi ormai considerava come un diritto acquisito quello di spadroneggiare all'interno dei luoghi sacri.
Tutti abbiamo presente la confusione, il vocìo, il disordine che regna in alcuni mercati delle nostre città, ma immaginare tutto questo dentro un tempio sacro è davvero inaccettabile. Gesù che assiste alla scena si lascia prendere da un moto d'ira, ma un'ira giustificata perché ciò che è sacro deve restare tale e non ammette accomodamenti. Quel Gesù che adolescente si era attardato con i dottori della legge per occuparsi proprio delle cose di Dio non poteva certo lasciar correre. Tuttavia possiamo forse distinguere due categorie presenti nel tempio: i mercanti e i dottori della legge. I mercanti avevano avuto, a pagamento, l'autorizzazione a esercitare questa loro attività non solo all'esterno, nel portico, ma addirittura fin nell'interno. Chi chiede a Gesù in forza di quale autorità egli si ritenga in diritto di cacciarli non sono loro – a cui poco importa – ma sono i Giudei presenti, i capi, i più colti, quelli che in qualche modo detengono il potere. E a loro brucia nell'intimo riconoscere la divinità di questo nuovo maestro. La risposta di Gesù: distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere, non può essere compresa, sul momento, neppure dai discepoli che, annota Giovanni, solo dopo la resurrezione si ricordarono di queste parole e ne colsero il significato.
Ne parliamo con i ragazzi.
Di solito, lasciarsi prendere da un moto di rabbia non è un fatto positivo. Però ci può essere qualche caso, come vediamo nel vangelo, in cui diventa necessario: Gesù vuole scuotere i suoi contemporanei che andavano avanti sempre con le stesse abitudini senza chiedersi il perché delle cose e senza modificare ciò che era sbagliato. Gesù che scaccia i venditori dal tempio fa capire che la casa di Dio è sacra e questo vale anche per noi, ogni volta che vi entriamo. Stare composti, rispettosi, in silenzio, ci mette in ascolto di Gesù che per parlarci ha bisogno di raccoglimento. Il versetto del salmo citato nel vangelo: “Lo zelo per la tua casa mi divora”, che cosa vuol dire e che cosa può dire a noi oggi? A giudicare da quello che si vede tante volte in chiesa, non si direbbe che, soprattutto i giovani, siano così preoccupati della casa di Dio e del suo decoro.
Riconoscere che la chiesa è, sì, una casa, ma tutta speciale, che merita un grande rispetto, apre il nostro sguardo su di un'altra realtà che è il contrario di quella che troviamo all'uscita.
Due mondi opposti, tutti e due per noi: nella chiesa c'è il mondo della preghiera, della spiritualità, della grazia di Dio che ci porta verso orizzonti alti; fuori dalla chiesa ci siamo noi che, come cristiani possiamo portare un bel messaggio a quelli che incontriamo. Gesù si può incontrare dappertutto, sulle strade, nelle case, tra gli amici, non solo in chiesa. Ma è dal silenzio di un momento di preghiera nella nostra chiesa che possono nascere gesti e parole: nostri, ma non del tutto.

Paola Radif
pubblicato su Il Cittadino (Diocesi di Genova) del 4 marzo 2018

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