Casati - 31 marzo 2013 Domenica di Pasqua
At 10,34a.37-43
Col 3,1-4
Gv 20,1-9
Col 3,1-4
Gv 20,1-9
E' mattino di Pasqua. Nella notte abbiamo cantato alla luce. Le nostre chiese erano immerse nelle ombre e nel buio profondo ecco accendersi una scintilla.
Nel buio della morte di croce la scintilla della risurrezione. E a quella luce tante piccole luci che illuminavano i volti. Anche noi oggi illuminati. Anche noi oggi, ancora una volta, siamo usciti a vedere, o meglio, a intravedere il mistero. C'è come un fremito nel racconto che abbiamo ascoltato, il fremito del correre di Pietro e di Giovanni. Si dice che corsero. E uno, il più giovane, più veloce dell'altro. Ma, ancor prima di loro, ci fu il correre di Maria, la donna di Magdala, le donne arrivano prima. Non è detto, nel brano, che Maria corse. Ma il fatto che si sia recata al sepolcro di buon mattino, quando ancora era buio, dice molto del desiderio, dell'amore, del desiderio, del correre del desiderio. E forse una prima preghiera che ci nasce in cuore questa mattina è che non venga meno questo correre. E che la vita non sia un dormire ad occhi spenti. E che la casa non sia senza finestre ad avvistare. E che la chiesa non sia a passi lenti o chiusa nell'immobilità dei cenacoli. Che la chiesa ritorni, che le case ritornino, che ognuno di noi ritorni ad essere la donna del mattino di Pasqua. La suggestione del correre, l'apertura sconfinata del desiderio si accompagna nel racconto dei vangeli della risurrezione al filtrare di una luce fatta di silenzi e di parole sussurrate. Non c'è l'invadenza dell'apparizione, non c'è la luce folgorante che ti vince e ti piega. Forse dovremmo più a lungo sostare su questa modalità che Dio ha scelto. Dio, voi lo sapete, non sceglie a caso. Dentro le sue scelte abita un pensiero. Perché non ha voluto per quel suo figlio morto in croce una modalità diversa, imponente, come avremmo voluto e scelto noi? Perché non la spettacolarità del morto che esce dalla tomba? Perché Dio ha scelto che nessuno lo vedesse uscire? La risurrezione di Gesù è una voce silenziosa, non grida, non si impone, si propone. Come la fede, la fede vera. Chiede un abbandono ai piccoli, umili, per chi adora lo spettacolo, insignificanti segni. Segni che significano a chi ha un cuore che ricerca, a chi non è assopito mortalmente dalla notte, a chi sa uscire di casa. Che cosa vede Pietro, che cosa vede Giovanni alla fine della lunga corsa del desiderio? "Pietro vide le bende per terra e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte". Quello che vide anche Giovanni, quando entrò dopo Pietro: "vide e credette". Bende e sudario, poveri segni, ma luminosi. Lazzaro risorto da morte dovette essere liberato da bende e sudario: "scioglietelo e lasciatelo andare". Qui nella tomba di Gesù bende e sudario sono a terra, come se qualcuno avesse avuto la forza di sciogliersi da solo. Le bende e il sudario per terra ci rimangono nella mente e nel cuore come il simbolo della sconfitta della morte. Sono segni inerti, per terra,in disparte, segni disabitati. Dio abita altrove. Abita nella vita Dio. Dio non è nei segni di morte, Dio è nei segni della vita. Come allora celebrare la Pasqua? Potremmo dire: togliendo le bende e i sudari che soffocano la vita nostra e altrui. Togliendo le bende, cioè tutto ciò che fa di noi persone fasciate, fasciate nella testa e nei movimenti, imprigionate nel desiderio che Dio ha acceso e accende dentro di noi. Come celebrare la Pasqua? Potremmo aggiungere, seguendo l'esortazione di Paolo ai cristiani di Corinto: togliendo via dalla vita e dalla società che costruiamo ogni lievito vecchio per essere pasta nuova. In preparazione della Pasqua ebraica, quasi condizione per celebrarla, quasi rito previo, si va a scovare nella casa ogni pezzo di pane fermentato, segno di malizia e di corruzione, perché sia eliminato. La Pasqua di Gesù - dice Paolo - non può essere celebrata con il lievito di malizia e di perversità. Ma con azzimi di sincerità e di verità. Cristo è risorto: diciamolo lottando contro tutto ciò che avvelena la vita, contro tutto ciò che corrompe il bene dell'umanità, sostenendo e promuovendo tutto ciò che costruisce il sogno di Dio sulla terra, un sogno di vita. In attesa della pienezza della vita, in attesa della beata speranza che ci attende.
Fonte:sullasoglia
Nel buio della morte di croce la scintilla della risurrezione. E a quella luce tante piccole luci che illuminavano i volti. Anche noi oggi illuminati. Anche noi oggi, ancora una volta, siamo usciti a vedere, o meglio, a intravedere il mistero. C'è come un fremito nel racconto che abbiamo ascoltato, il fremito del correre di Pietro e di Giovanni. Si dice che corsero. E uno, il più giovane, più veloce dell'altro. Ma, ancor prima di loro, ci fu il correre di Maria, la donna di Magdala, le donne arrivano prima. Non è detto, nel brano, che Maria corse. Ma il fatto che si sia recata al sepolcro di buon mattino, quando ancora era buio, dice molto del desiderio, dell'amore, del desiderio, del correre del desiderio. E forse una prima preghiera che ci nasce in cuore questa mattina è che non venga meno questo correre. E che la vita non sia un dormire ad occhi spenti. E che la casa non sia senza finestre ad avvistare. E che la chiesa non sia a passi lenti o chiusa nell'immobilità dei cenacoli. Che la chiesa ritorni, che le case ritornino, che ognuno di noi ritorni ad essere la donna del mattino di Pasqua. La suggestione del correre, l'apertura sconfinata del desiderio si accompagna nel racconto dei vangeli della risurrezione al filtrare di una luce fatta di silenzi e di parole sussurrate. Non c'è l'invadenza dell'apparizione, non c'è la luce folgorante che ti vince e ti piega. Forse dovremmo più a lungo sostare su questa modalità che Dio ha scelto. Dio, voi lo sapete, non sceglie a caso. Dentro le sue scelte abita un pensiero. Perché non ha voluto per quel suo figlio morto in croce una modalità diversa, imponente, come avremmo voluto e scelto noi? Perché non la spettacolarità del morto che esce dalla tomba? Perché Dio ha scelto che nessuno lo vedesse uscire? La risurrezione di Gesù è una voce silenziosa, non grida, non si impone, si propone. Come la fede, la fede vera. Chiede un abbandono ai piccoli, umili, per chi adora lo spettacolo, insignificanti segni. Segni che significano a chi ha un cuore che ricerca, a chi non è assopito mortalmente dalla notte, a chi sa uscire di casa. Che cosa vede Pietro, che cosa vede Giovanni alla fine della lunga corsa del desiderio? "Pietro vide le bende per terra e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte". Quello che vide anche Giovanni, quando entrò dopo Pietro: "vide e credette". Bende e sudario, poveri segni, ma luminosi. Lazzaro risorto da morte dovette essere liberato da bende e sudario: "scioglietelo e lasciatelo andare". Qui nella tomba di Gesù bende e sudario sono a terra, come se qualcuno avesse avuto la forza di sciogliersi da solo. Le bende e il sudario per terra ci rimangono nella mente e nel cuore come il simbolo della sconfitta della morte. Sono segni inerti, per terra,in disparte, segni disabitati. Dio abita altrove. Abita nella vita Dio. Dio non è nei segni di morte, Dio è nei segni della vita. Come allora celebrare la Pasqua? Potremmo dire: togliendo le bende e i sudari che soffocano la vita nostra e altrui. Togliendo le bende, cioè tutto ciò che fa di noi persone fasciate, fasciate nella testa e nei movimenti, imprigionate nel desiderio che Dio ha acceso e accende dentro di noi. Come celebrare la Pasqua? Potremmo aggiungere, seguendo l'esortazione di Paolo ai cristiani di Corinto: togliendo via dalla vita e dalla società che costruiamo ogni lievito vecchio per essere pasta nuova. In preparazione della Pasqua ebraica, quasi condizione per celebrarla, quasi rito previo, si va a scovare nella casa ogni pezzo di pane fermentato, segno di malizia e di corruzione, perché sia eliminato. La Pasqua di Gesù - dice Paolo - non può essere celebrata con il lievito di malizia e di perversità. Ma con azzimi di sincerità e di verità. Cristo è risorto: diciamolo lottando contro tutto ciò che avvelena la vita, contro tutto ciò che corrompe il bene dell'umanità, sostenendo e promuovendo tutto ciò che costruisce il sogno di Dio sulla terra, un sogno di vita. In attesa della pienezza della vita, in attesa della beata speranza che ci attende.
Fonte:sullasoglia