Clicca

Casati - 14 Ottobre 2012 XXVIII Tempo Ordinario

stampa la pagina

Sap 7, 7-11
Eb 4, 12-13
Mc 10, 17-30

A volte mi chiedo -ma non mi sembra ancora di capire, di capire profondamente- dove sta il fascino segreto della ricchezza, dove sta la sua seduzione.
Ce lo chiediamo dopo aver ascoltato il brano del Vangelo di Marco, l'incontro di Gesù con l'uomo ricco e quella conclusione dell'incontro che sembra andare proprio nella direzione opposta alle premesse. Ti saresti aspettato il contrario. è uno che corre verso Gesù - nel verbo c'è tutto un desiderio - è uno che gli si getta ai piedi quasi adorando, riconosce in lui l'autorità di dire quale è la volontà di Dio: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?". è uno che ha custodito dalla giovinezza la legge. Per di più in quel momento sente lo sguardo di Gesù che lo fissa, si sente amato: "Fissando su di lui lo sguardo lo amò": è scritto. "Gli va dietro...": staresti per dire. E invece no. "Oscuratosi in volto per quelle parole, se ne andò, rattristato, poiché aveva molti beni". Va da un'altra parte. E ti fa pensare - come ci fa pensare! - quell'espressione "oscuratosi in volto per quelle parole": La parola di Dio non è luce? E Gesù Cristo non è lo splendore dei nostri volti? Oscuratosi in volto per la parola. Staresti per dire: potenza della ricchezza che cambia anche gli effetti della parola; da fonte di luce la muta in fonte di tenebra. Potrebbe succedere anche a noi che esteriormente sembriamo correre da Gesù, fare genuflessioni, ricercare la sua volontà... ma poi il legame con le cose ci porta da un'altra parte. Dove sta allora la magia della ricchezza? Forse - dice qualcuno - abbiamo bisogno delle cose per dare alla nostra vita un senso di sicurezza, per vincere la paura, la paura del futuro, la paura della morte. Il problema sembra essere la paura! Finché noi avremo paura, cercheremo di proteggerci, aggiungendo possesso a possesso. I beni... visti e perseguiti come una corazza, una corazza di difesa. Ma chi -dice la Bibbia- chi ti protegge dalla morte? "Se vedi un uomo arricchito" -dice il salmo 49- "non temere... se aumenta la gloria della sua casa! Quando muore, con sé non porta nulla, né scende con lui la sua gloria" (v. 17-18). "Ma l'uomo" -dice anche il Salmo- "l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono" (v. 13). Come a dire che su ciò che abbiamo, su ciò che possediamo non c'è sicurezza che tenga, non sono questi i beni affidabili, non passano il confine della morte. Che passa il confine della morte ed entra nella vita eterna non è ciò che possediamo, ma ciò che siamo. Al limite ciò che avremo venduto. è il paradosso del Vangelo: quello che "non ha più" - perché l'ha donato - quello passa oltre il confine della morte: "Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo". E riconquista la tua libertà: la libertà dall'affanno, da una vita ridotta a corsa per avere, senza più tempo per vedere, per pensare, per comunicare, senza più cuore, senza più un cuore per provare compassione e misericordia. E riconquista la libertà dalla paura. Al vescovo di Assisi che manifesta a S. Francesco un certo orrore per la vita dura che i frati minori conducevano alla Porziuncola, una vita senza comodità, senza sostanze, nutrendosi soltanto di quello che potevano ricevere, dormendo sulla nuda terra dove capitava, S. Francesco rispose: "Se noi possedessimo alcunché, avremmo bisogno di armi, di leggi per difenderlo". Liberi dalle paure. E il frutto -ci assicura Gesù- il frutto già in questa terra nuova è quello di una fratellanza moltiplicata, di una terra, di un cielo, di boschi e di fiumi e di mari meno saccheggiati, meno depredati di quanto non lo siano oggi per la nostra ingordigia, una ingordigia che spesso paghiamo con i nostri volti rabbiosi: "Oscuratosi in volto se ne andò". Occorre, starei per dire, un'inversione di marcia: perché avvenga occorre abbandonare la stoltezza e accedere a una sapienza della vita, quella sapienza che è più preziosa dell'oro, dell'argento, più preziosa della bellezza, della salute, più preziosa della luce del sole, una sapienza che solo possiamo invocare da Dio. La può invocare da Dio ognuno di noi. Ognuno di noi ogni giorno si scopre sempre più un uomo mortale come tutti gli altri, figlio del primo uomo plasmato di argilla. Donaci, Signore, la sapienza del cuore.
Fonte:sullasoglia
stampa la pagina



Gli ultimi 20 articoli