La parola della domenica 27 Maggio 2012 (Casati)
At 2, 1-11
Gal 5,16-25
Gv 15,26-27; 16,12-15
Gal 5,16-25
Gv 15,26-27; 16,12-15
Oggi, festa della Pentecoste, ripercorrendo la pagina degli Atti degli Apostoli che ora abbiamo ascoltato, mi dicevo -forse anche un po' a mia consolazione- che il vento dello Spirito, che nelle immagini bibliche è così travolgente - "venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo"- nella realtà poi non è così travolgente.
Gli apostoli ricevono lo Spirito la sera di Pasqua, ebbene, otto giorni dopo, sono lì ancora chiusi, cinquanta giorni dopo a Pentecoste ancora rinchiusi. Travolgente lo Spirito, ma poi il vento deve fare i conti con le nostre durezze, con le pesantezze della storia, con i nostri ostacoli. Se non fosse così, se il cammino dello Spirito fosse sulla terra una passeggiata, passeggiata trionfale, noi non saremmo qui oggi a invocare per i nostri giorni questo dono che viene dall'alto. "Camminate secondo lo Spirito" ammoniva oggi Paolo nella sua lettera "lasciatevi guidare dallo Spirito". Dobbiamo però subito aggiungere che se il cammino dello Spirito conosce gli ostacoli che noi frapponiamo, la sua direzione però rimane incontrovertibile, chiara. È forza, è dinamismo, entra per porte chiuse, per fessure quasi invisibili, mette in moto, suscita energie. Ecco in questo senso è bellissima la festa della Pentecoste; è come il compiersi di una Promessa. È il giorno del compimento, del compimento della promessa di Gesù: "Vi manderò lo Spirito di verità, mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza". Il brano degli Atti oggi iniziava così: "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire..." . è una brutta traduzione, brutta e strana, questa che abbiamo ascoltato. Infatti non erano appena le nove del mattino? Come si può dire che stava per finire il giorno? La traduzione esatta non è "al fine del giorno di Pentecoste", ma "al compiersi della Pentecoste": "al compiersi". Arrivava a pienezza la Pentecoste ebraica che ricordava il giorno in cui sul Sinai la voce di Dio si era divisa in settanta lingue, quanti sono i popoli della terra. È lo Spirito che invade la Terra. "Al compiersi della Pentecoste" -è scritto- o, se volete, al compiersi della Promessa. Ricordate la promessa custodita nel libro di Gioele? Bellissima promessa: "Dopo questo io effonderò il mio spirito su ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito (Gl. 3, 1-2). È arrivato questo giorno. È il compimento della promessa. Forse non ci crediamo. Sto dicendo parole troppo gravi. Ma le penso, allora le dico. Forse la chiesa non ci crede. E -ditemelo voi- è una chiesa la nostra che si rallegra perché "dello spirito è piena la terra"? È una chiesa che crede che su ogni uomo, su ogni donna, non importa chi, non importa se cristiano o non cristiano, su ogni uomo, su ogni donna è effuso lo Spirito? È una chiesa che si rallegra per le profezie dei figli e delle figlie, per i sogni degli anziani, per le visioni dei giovani? E dice: queste profezie, cioè queste parole che vedono oltre, questi sogni e queste visioni che spingono oltre, sono il segno che lo Spirito c'è in questo mondo, opera in questo mondo!? Siamo molto più abili a lamentarci che a leggere i segni dello Spirito sulla terra, sulla terra intera, nessuno è fuori. Perdonate la confessione: sì, saranno importanti -non lo nego- le nuove effusioni dello Spirito: Ma che senso ha, se poi non ci accorgiamo che lo Spirito è stato effuso su ogni uomo, su ogni donna, che senso ha se questo Spirito che ha il genio di schiudere le porte, di creare comprensioni più larghe, che ha il genio dell'universalità, lo richiudiamo nelle nostre appartenenze? Qualcuno oggi, tra quelli che leggono il Vangelo, giustamente potrebbe dirci: ma di che Spirito siete? Quello di Gesù Cristo? Ti ringraziamo, Signore, perché è arrivata a compimento la Promessa e, insieme, ti chiediamo di scorgere ogni giorno i segni dello Spirito, perché tu sei un Dio che opera tutto in tutti.
Fonte:sullasoglia
Gli apostoli ricevono lo Spirito la sera di Pasqua, ebbene, otto giorni dopo, sono lì ancora chiusi, cinquanta giorni dopo a Pentecoste ancora rinchiusi. Travolgente lo Spirito, ma poi il vento deve fare i conti con le nostre durezze, con le pesantezze della storia, con i nostri ostacoli. Se non fosse così, se il cammino dello Spirito fosse sulla terra una passeggiata, passeggiata trionfale, noi non saremmo qui oggi a invocare per i nostri giorni questo dono che viene dall'alto. "Camminate secondo lo Spirito" ammoniva oggi Paolo nella sua lettera "lasciatevi guidare dallo Spirito". Dobbiamo però subito aggiungere che se il cammino dello Spirito conosce gli ostacoli che noi frapponiamo, la sua direzione però rimane incontrovertibile, chiara. È forza, è dinamismo, entra per porte chiuse, per fessure quasi invisibili, mette in moto, suscita energie. Ecco in questo senso è bellissima la festa della Pentecoste; è come il compiersi di una Promessa. È il giorno del compimento, del compimento della promessa di Gesù: "Vi manderò lo Spirito di verità, mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza". Il brano degli Atti oggi iniziava così: "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire..." . è una brutta traduzione, brutta e strana, questa che abbiamo ascoltato. Infatti non erano appena le nove del mattino? Come si può dire che stava per finire il giorno? La traduzione esatta non è "al fine del giorno di Pentecoste", ma "al compiersi della Pentecoste": "al compiersi". Arrivava a pienezza la Pentecoste ebraica che ricordava il giorno in cui sul Sinai la voce di Dio si era divisa in settanta lingue, quanti sono i popoli della terra. È lo Spirito che invade la Terra. "Al compiersi della Pentecoste" -è scritto- o, se volete, al compiersi della Promessa. Ricordate la promessa custodita nel libro di Gioele? Bellissima promessa: "Dopo questo io effonderò il mio spirito su ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito (Gl. 3, 1-2). È arrivato questo giorno. È il compimento della promessa. Forse non ci crediamo. Sto dicendo parole troppo gravi. Ma le penso, allora le dico. Forse la chiesa non ci crede. E -ditemelo voi- è una chiesa la nostra che si rallegra perché "dello spirito è piena la terra"? È una chiesa che crede che su ogni uomo, su ogni donna, non importa chi, non importa se cristiano o non cristiano, su ogni uomo, su ogni donna è effuso lo Spirito? È una chiesa che si rallegra per le profezie dei figli e delle figlie, per i sogni degli anziani, per le visioni dei giovani? E dice: queste profezie, cioè queste parole che vedono oltre, questi sogni e queste visioni che spingono oltre, sono il segno che lo Spirito c'è in questo mondo, opera in questo mondo!? Siamo molto più abili a lamentarci che a leggere i segni dello Spirito sulla terra, sulla terra intera, nessuno è fuori. Perdonate la confessione: sì, saranno importanti -non lo nego- le nuove effusioni dello Spirito: Ma che senso ha, se poi non ci accorgiamo che lo Spirito è stato effuso su ogni uomo, su ogni donna, che senso ha se questo Spirito che ha il genio di schiudere le porte, di creare comprensioni più larghe, che ha il genio dell'universalità, lo richiudiamo nelle nostre appartenenze? Qualcuno oggi, tra quelli che leggono il Vangelo, giustamente potrebbe dirci: ma di che Spirito siete? Quello di Gesù Cristo? Ti ringraziamo, Signore, perché è arrivata a compimento la Promessa e, insieme, ti chiediamo di scorgere ogni giorno i segni dello Spirito, perché tu sei un Dio che opera tutto in tutti.
Fonte:sullasoglia