La parola della domenica 11 Dicembre 2011 (Casati)
Lc 1
1Ts 5,16-24
Gv 1, 6-8. 19-28
1Ts 5,16-24
Gv 1, 6-8. 19-28
Il nostro itinerario d'Avvento ha ogni anno -e non per una domenica sola - come compagno di viaggio una figura non facile da decifrare, ma certo ricca di fascino, di provocazione, quella di Giovanni il Battezzatore.
Per come ce lo presenta l'evangelista Giovanni nel primo capitolo del suo vangelo, il Battista appartiene alla razza dei "dirottatori", dirottatori dello spirito: fa cambiare rotta.
È come se dicesse: vi siete ingannati, avete sbagliato la meta del pellegrinaggio. Siete venuti a cercare me. Ma è un altro.
Cambiate direzione. E... fuori gli occhi! Alla ricerca dei segni: "In mezzo a voi" -avete capito: in mezzo a voi - "sta uno che non conoscete". Fa cambiare rotta. Ma ve la immaginate oggi una chiesa -è un sogno, e ho paura che rimanga un sogno, eppure è bellissimo - una chiesa che a quelli che accorrono, accorrono ai santuari, alle porte sante, dice: avete sbagliato meta, non sono io; il santuario, quello vero, è un altro: è Gesù, è in mezzo a voi e non lo conoscete. Io non sono niente. Io scompaio. Io diminuisco. È Lui che deve crescere. Sotto gli occhi è il contrario: io aumento, io mi mostro, io sono... e Lui scompare! Agli uomini delle istituzioni che vanno da lui e fanno questioni di titoli, di cariche: con che titolo battezzi? Sei importante? Abbastanza importante? Dicci la tua identità: chi sei? -grande problema oggi dentro le chiese l'identità, se ne fa un gran parlare - il Battista spazza via tutte queste dissertazioni sull'identità scintillante e quasi le ironizza con quel "io non sono"... io non sono.... E, se proprio volete sapere qualcosa di me: "sono una voce, per dire un altro, non parlo di me, parlo dell'altro". Ma quando arriveremo a questo? Quando daremo credito -dico come chiesa - a questo dirottatore dello Spirito, Giovanni il Battista? E vorrei anche aggiungere, a proposito del Battista, che il primo dirottato fu proprio lui. Sì, perché si era spinto a sognare un Messia grande fustigatore, pulitore impietoso di aie, bruciatore, inceneritore della pula. E invece il Rabbi di Nazaret aveva dirottato i suoi sogni: da un Messia sul trono della giustizia a un Messia sul trono della misericordia, un Messia che ricalca i tratti dell'Unto, del consacrato dallo Spirito, di cui oggi parlava il libro di Isaia, al cap.61, il brano che Gesù riferirà a se stesso nella sinagoga di Nazaret, il brano che annuncia un nuovo giubileo, "un anno di misericordia del Signore". Nel libro del Talmud è scritto: "Quando sente il suono dello shofar o del jobel, l'Eterno lascia il trono di giustizia e va a sedersi su quello della misericordia. Egli ha pietà del suo popolo e cambia il suo giudizio". Anche questo un dirottamento. Un dirottamento di mentalità, di visioni della vita, un dirottamento che non rimane nel segreto invisibile del cuore: la misericordia, lo sguardo misericordioso, tocca la vita. L'unzione dello Spirito, la consacrazione, l'anno del giubileo -secondo il libro di Isaia- non si risolvono in facili sconti d'indulgenza per devoti o praticanti, trovano invece riscontro in gesti ben precisi, i gesti della misericordia. "Mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a proclamare l'anno di misericordia del Signore". Quale contrasto con i cantastorie dello Spirito, i menestrelli del sacro, quelli che, secondo uno scrittore, "sono invadenti e petulanti, assolutisti e integralisti. Più che fasciare le piaghe dei cuori spezzati cercano di prendere possesso del cuore degli adepti; più che proclamare la libertà degli schiavi, manipolano le menti e le volontà; più che proclamare l'anno della misericordia, impongono pesanti fardelli sulle spalle altrui" (Pierino Boselli). Non è questa la strada del giubileo. L'anno deve essere della misericordia. Anche noi chiamati, come Dio, dal trono della giustizia al trono della misericordia.
Fonte: sullasoglia
Cambiate direzione. E... fuori gli occhi! Alla ricerca dei segni: "In mezzo a voi" -avete capito: in mezzo a voi - "sta uno che non conoscete". Fa cambiare rotta. Ma ve la immaginate oggi una chiesa -è un sogno, e ho paura che rimanga un sogno, eppure è bellissimo - una chiesa che a quelli che accorrono, accorrono ai santuari, alle porte sante, dice: avete sbagliato meta, non sono io; il santuario, quello vero, è un altro: è Gesù, è in mezzo a voi e non lo conoscete. Io non sono niente. Io scompaio. Io diminuisco. È Lui che deve crescere. Sotto gli occhi è il contrario: io aumento, io mi mostro, io sono... e Lui scompare! Agli uomini delle istituzioni che vanno da lui e fanno questioni di titoli, di cariche: con che titolo battezzi? Sei importante? Abbastanza importante? Dicci la tua identità: chi sei? -grande problema oggi dentro le chiese l'identità, se ne fa un gran parlare - il Battista spazza via tutte queste dissertazioni sull'identità scintillante e quasi le ironizza con quel "io non sono"... io non sono.... E, se proprio volete sapere qualcosa di me: "sono una voce, per dire un altro, non parlo di me, parlo dell'altro". Ma quando arriveremo a questo? Quando daremo credito -dico come chiesa - a questo dirottatore dello Spirito, Giovanni il Battista? E vorrei anche aggiungere, a proposito del Battista, che il primo dirottato fu proprio lui. Sì, perché si era spinto a sognare un Messia grande fustigatore, pulitore impietoso di aie, bruciatore, inceneritore della pula. E invece il Rabbi di Nazaret aveva dirottato i suoi sogni: da un Messia sul trono della giustizia a un Messia sul trono della misericordia, un Messia che ricalca i tratti dell'Unto, del consacrato dallo Spirito, di cui oggi parlava il libro di Isaia, al cap.61, il brano che Gesù riferirà a se stesso nella sinagoga di Nazaret, il brano che annuncia un nuovo giubileo, "un anno di misericordia del Signore". Nel libro del Talmud è scritto: "Quando sente il suono dello shofar o del jobel, l'Eterno lascia il trono di giustizia e va a sedersi su quello della misericordia. Egli ha pietà del suo popolo e cambia il suo giudizio". Anche questo un dirottamento. Un dirottamento di mentalità, di visioni della vita, un dirottamento che non rimane nel segreto invisibile del cuore: la misericordia, lo sguardo misericordioso, tocca la vita. L'unzione dello Spirito, la consacrazione, l'anno del giubileo -secondo il libro di Isaia- non si risolvono in facili sconti d'indulgenza per devoti o praticanti, trovano invece riscontro in gesti ben precisi, i gesti della misericordia. "Mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a proclamare l'anno di misericordia del Signore". Quale contrasto con i cantastorie dello Spirito, i menestrelli del sacro, quelli che, secondo uno scrittore, "sono invadenti e petulanti, assolutisti e integralisti. Più che fasciare le piaghe dei cuori spezzati cercano di prendere possesso del cuore degli adepti; più che proclamare la libertà degli schiavi, manipolano le menti e le volontà; più che proclamare l'anno della misericordia, impongono pesanti fardelli sulle spalle altrui" (Pierino Boselli). Non è questa la strada del giubileo. L'anno deve essere della misericordia. Anche noi chiamati, come Dio, dal trono della giustizia al trono della misericordia.
Fonte: sullasoglia