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Commento alle letture 6 novembre 2011 (G.Bruni)

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Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all'Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose. Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).

 Letture:Sap 6,12-16; 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13.
 «Ecco lo sposo! Andategli incontro!»

1. Il racconto delle dieci vergini risponde a uno stato d’animo di diffuso sconcerto e di delusione dinanzi alla costatazione del ritardo di una venuta, quella del Signore risorto, attesa come imminente a portare a compimento l’opera iniziata, l’apparire del Regno dei cieli come mondo di amore e di vita vinti definitivamente l’odio e la morte. Smarrimento a cui l’evangelista Matteo risponde con il trittico delle parabole dalla vigilanza (Mt 24,45-25,30) unite da uno sfondo e da un tratto comuni. Lo sfondo è: il Signore tarda la sua venuta (Mt 24,48; 25,5.14.19), il Signore verrà - arriverà - tornerà (Mt 24,46; 25,6.10.19), nessuno conosce il giorno e l’ora come da lui stesso predetto (Mt 24,42; 25,13). Il tratto comune è: uscire dal dilemma venuta imminente - venuta ritardata per porre la vera domanda, il come attrezzarsi adeguatamente nel tempo del si sa che tornerà e del non si sa come e quando. Due sono le vie o possibilità concesse: la via della fedeltà e della prudenza (Mt 24,45) opposta alla via della infedeltà e della imprudenza proprio in ragione del ritardo del Signore (Mt 24,48). Di questo l’evangelista parla nella parabola del servitore vigilante, approfondendo poi l’aspetto della prudenza - saggezza nella parabola delle dieci vergini e quello della fedeltà nella parabola dei talenti. Con i loro opposti i cui nomi sono stoltezza e pigrizia. Il messaggio è chiaro e riguarda il come vivere nel frattempo, nel tempo cioè che intercorre tra la venuta nella carne di Gesù e la sua resurrezione - ascensione al Padre e la promessa del suo ritorno a fare definitivamente nuove tutte le cose. Da fedeli, da saggi, da solleciti e da vigilanti o esattamente il contrario?

2. Un messaggio a cui la parabola delle dieci vergini apporta un suo specifico contributo narrato in linguaggio nuziale. Parabola in cui lo «sposo» atteso è il Messia venuto nella carne (2Cor 11,2; Ef 5,23; Ap 19,7; 21,2), mentre le ’dieci vergini’ rappresentano la Chiesa sposa (2Cor 11,2), un misto di saggi e di stolti, di prudenti e no. Chiesa chiamata a «uscire incontro allo sposo» quando viene, formula tecnica a indicare l’accoglienza del sovrano quando visita ufficialmente un territorio. Le aggiunte poi dell’ ’assopirsi - addormentarsi’ e della ’mezzanottÈ servono a Matteo per sottolineare il tempo lungo dell’attesa e la sorpresa di una venuta in tempi non facilmente prevedibili. Un insieme narrativo finalizzato al «Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,13), una esortazione alla vigilanza per essere trovati pronti all’incontro con il Signore entrando con lui alle nozze, da lui conosciuti. In questo sta la prudenza delle cinque vergini sagge. Prudenza nel senso di previdenza: con intelligenza le vergini sapienti hanno messo in conto l’eventualità di un ritardo effettivo cautelandosi a dovere per non essere trovate altrove al ritorno imprevedibile del loro Sposo. Ove cautelarsi equivale ad alimentare giorno dopo giorno la lampada del proprio cuore con l’olio di un amore mai venuto meno; un amore fedele giorno dopo giorno al Vangelo dello sposo, un amore attraversato giorno dopo giorno dalla brama del faccia a faccia con l’amato nel tempo e nelle modalità a lui note. Solo chi ama sa aspettare senza mai spegnere l’attesa. Questa è la via saggia richiesta alla Chiesa - sposa nei confronti del Messia - sposo: esserne qui e ora messaggera d’amore sognandone il volto. Questa è la Chiesa che lo conosce da lui conosciuta che sarà introdotta nella sua compagnia senza fine. Stoltezza e non accortezza è il contrario, la possibilità reale della malvagità in termini di disamore e di assenza di aspettativa.
3. La provocazione per ogni Chiesa e per ciascuno è evidente. Si tratta di ridirci senza sottintesi se davvero Gesù è l’amore primo del proprio cuore. Solo questo ne conserva viva una memoria viva nel tempo della storia. Vigili nel non privare il presente del sapore dato da un esistere evangelico e della speranza data di un futuro nella nuzialità di un amore senza fine, l’essere sempre con l’Amante della vita nello spazio del suo amore. Un futuro invocato: «Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,17), «Venga il Regno del Padre». Questo il compito delle vergini sagge, un costruire la vita sulla roccia di un Signore amato, ascoltato e atteso (Mt 7,24-25). Coniugando presente e futuro.
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