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Prima domenica di Avvento (Paola Radif - Il Cittadino)

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Lungo l’avvento accompagnati da Isaia

Prima domenica di Avvento
Is 2,1-5

Nelle quattro domeniche di Avvento del ciclo liturgico A di quest’anno siamo accompagnati dal profeta Isaia. È lui che preannuncia, o descrive, i grandi eventi della salvezza. A volte dice ciò che accadrà, a volte, come nel caso della 1° domenica di Avvento, sembra raccontare qualcosa che lui ha già visto. E infatti è così. Si tratta di una visione, che il profeta dice di aver avuto, nella quale egli ha sperimentato come sarà il momento, decisivo e grandioso, della fine dei tempi. Quando ogni cosa terrena sarà compiuta e il tempo perderà il suo valore, “alla fine dei giorni” tutti i popoli si raduneranno per salire sul monte Sion, dove si erge il tempio del Signore.
Ma, dice Isaia, non troveranno il tempio, troveranno quel Messia da tanto atteso, che trasformerà ogni cosa, dando un significato nuovo alla storia. “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci”: sarà una nuova era, dice Isaia, perché il Salvatore porterà pace nei cuori orientandoli a opere di bontà. Sembra di leggere in anteprima la quarta ecloga di Virgilio, che Agostino per primo volle interpretare in chiave messianica: in essa il poeta, pur pagano, preannuncia in una nuova età dell’oro la venuta di un bambino, un puer, che farà nuove tutte le cose.
La visione di Isaia idealmente continua nel salmo responsoriale dove il cammino dei popoli è sempre rivolto a quella meta, Gerusalemme, a cui le tribù pellegrine salivano lodando Dio. Là esse ripensano alla felicità provata nel pregustare quel viaggio: “Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore”. E ancor più bello è per loro constatare di aver finalmente raggiunto la gran madre Gerusalemme: “E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!”

                                                                                                                   Paola Radif

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