Alla fine dell'anno (Matias Augè)
La Bibbia presenta la storia come un progredire continuo, guidato dal disegno di Dio, verso un traguardo, un compimento, una pienezza. Il tempo avanza costantemente nella graduale attuazione del progetto divino. Dio interviene nella storia, a cominciare dalla creazione dell’uomo, poi la missione dei grandi patriarchi, dei profeti e degli altri personaggi suscitati da lui nella storia. Fra tutti gli eventi della storia, però, l’evento decisivo è l’incarnazione del Figlio di Dio, evento che segna ciò che la Scrittura chiama “pienezza dei tempi”. Dopo Cristo non attendiamo altro che il compiersi del tutto in lui al suo ritorno alla fine dei tempi. Questa è la visione cristiana del tempo, di ciò che possiamo chiamare tempo oggettivo.
Ma il tempo ha anche una sua dimensione soggettiva, che consiste nella percezione che noi abbiamo di esso, tra l’altro nella capacità che abbiamo di essere in qualche modo contemporanei al passato attraverso il ricordo e al futuro attraverso l’attesa. Ecco perché abbiamo una percezione del tempo come di qualcosa di fugace, caduco, effimero: quando vogliamo prenderlo in mano e sfruttarne il possesso, esso è ormai scomparso, appartiene già al passato.
Dio ci ha creati per la felicità. Il tempo che viviamo ha senso quindi perché ci permette di raggiungere questo scopo fondamentale della nostra esistenza. Il grande fisico e filosofo del secolo XVII, Pascal, diceva che alla grande speranza di “essere felici” posta nel futuro, non si arriva mai perché non si è capaci mai di fermarsi nel momento presente. La nostra grande tentazione è quella di scappare dalla realtà del tempo presente alienandoci nei ricordi e nelle nostalgie del passato o illudendoci con le lusinghe e i sogni del futuro. Il passato invece ha senso ed è un valore quando diventa esperienza che dà contenuto e senso al presente; il futuro è umanizzante quando ci sprona a vivere il momento presente con coraggio, con costanza, con coerenza, fissi gli occhi nei beni futuri che attendiamo. E’ saggio colui che sa vivere il momento presente con tutta la densità che gli offre il passato e gli promette il futuro.
A tutto ciò la fede dà pienezza di senso. A noi che viviamo nel tempo viene offerta per mezzo di Gesù Cristo la vita eterna, la pienezza cioè del tempo, il possesso totale del tempo nell’eternità di Dio. Il tempo riceve in Cristo, Signore della storia, e in ogni atto di fede in lui il carattere e il marchio dell’eternità; la vita vissuta nella fede acquista la dimensione della vita eterna, di un tempo senza tempo. Alla luce della fede, il tempo è un dono elargito da Dio perché possiamo raggiungere il nostro destino eterno.
Matias Augè.
Fonte: liturgia-opus-trinitatis