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IV domenica di Quaresima (Enzo Bianchi)

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Anno C
Lc 15,1-3.11-32

14 marzo 2010


Nel brano evangelico odierno Gesù annuncia la misericordia gratuita e preveniente di Dio, forza capace di convertire le nostre vite. E lo fa con una delle parabole più note, che i padri della chiesa definivano «il Vangelo nel Vangelo»: la cosiddetta parabola del «figlio prodigo», meglio definibile come parabola del «Padre prodigo d’amore»…

Il brano evangelico che la contiene si apre così: «Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora Gesù disse loro questa parabola…». Gesù spiega la sua preferenza per la compagnia dei peccatori manifesti, quella che aveva portato gli «uomini religiosi» ad accusarlo di essere «amico dei pubblicani e dei peccatori» (Lc 7,34). Essi, così ciechi da non riconoscersi peccatori, non capivano che Gesù era «venuto a cercare e a salvare ciò che è perduto» (cf. Lc 19,10): chi più di un peccatore pubblicamente riconosciuto, additato come «perduto», può desiderare di cambiare? Egli è il segno manifesto della condizione di ciascuno di noi: Dio attende solo che ci riconosciamo peccatori e accettiamo che egli ricopra le nostre cadute con la sua inesauribile misericordia. È quanto Gesù afferma a conclusione delle due piccole parabole che precedono la nostra: «Vi è più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7; cf. 15,10).

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