Iscriviti al nostro canale WhatsappAggiungici su FacebookSegui il profilo InstagramSegui il Canale di YoutubeSeguici su X (Twitter) Seguici su ThreadsNovità su Instagram
Mail



Simona Segoloni "Ministero di teologa: reciproco riconoscimento"

stampa la pagina

27 maggio 2025

Il 25 maggio scorso si sono svolti due riti – diseguali certo ma entrambi importanti per la Chiesa cattolica. A Roma papa Leone si è insediato nella cattedra in San Giovanni Laterano; a Firenze l’arcivescovo Gherardo Gambelli ha conferito ad alcune donne i ministeri del lettorato, accolitato e catechista. Serena Noceti in particolare è catechista con l’incarico specifico di teologa. Un bisogno della Chiesa tutta.

Tutti sanno che il papa è il vescovo di Roma (o meglio che è papa colui che è vescovo di Roma), eppure papa Leone ha solennemente preso possesso della cattedra in San Giovanni in Laterano (la cattedrale di Roma) domenica 25 maggio, perché non è sufficiente l’elezione da parte dei cardinali al ministero di vescovo di Roma e nemmeno è sufficiente l’ordinazione episcopale già ricevuta anni indietro: per essere vescovo di una chiesa occorre incontrare la chiesa stessa, contaminarsi con essa, essere con questo frammento di popolo un corpo solo, una vita sola. Occorre un contatto fisico, reale, sguardi e parole in cui sia possibile un reciproco riconoscimento, perché ogni ministero nella chiesa si realizza proprio in questo stare davanti all’assemblea che riconosce il servizio e il compito del ministro (di qualunque tipo, dal lettore al vescovo di Roma), il quale a sua volta riconosce nella chiesa il motivo stesso del proprio ministero. Ogni ministero è istituito infatti perché la chiesa viva e sia capace così di testimoniare il Vangelo e servire il frammento di umanità nella quale si trova immersa. Il ministero del papa, per quanto chiamato a responsabilità mondiali, affonda le radici nella chiesa di Roma, prende senso dalla chiesa di Roma, per questo non basta l’elezione dei cardinali, ma occorre celebrare l’unione fra il vescovo eletto e la chiesa romana. 

Lo stesso giorno, domenica 25 maggio, nella cattedrale di Firenze l’arcivescovo ha conferito alcuni ministeri (lettorato, accolitato e ministero del catechista) fra i quali in particolare notiamo quello conferito a Serena Noceti, istituita catechista per il servizio come teologa alla chiesa di Firenze. Per tutte le catechiste istituite il rito si esprime indicandole come maestre, mistagoghe, che insegnano a nome della chiesa, ma nel caso di Serena Noceti il compito specifico sarà quello di essere teologa. Questo è ciò che lei ha fatto da decenni a questa parte, con un impegno qualificato quanto intenso, eppure il conferimento pubblico ed ecclesiale del ministero è fondamentale: si incontrano colei che ha svolto questo servizio e la chiesa per cui l’ha fatto in primo luogo, la chiesa in cui il suo pensiero, la sua fede e anche le sue fatiche affondano radici profonde, in cui le relazioni hanno costituito la trama della salvezza che l’ha fatta non solo credente, ma maestra e mistagoga. Ora ciò che tutta la vita lei ha fatto con competenza e dedizione è riconosciuto come posto al servizio di questa chiesa e a partire da questa chiesa per tutte. È il riconoscimento non solo del servizio di lei, è anche e forse di più il riconoscimento del bisogno della chiesa di essere istruita e, non ultimo in ordine di importanza, di poter essere istruita da una donna. 

Le donne, la cui parola nella chiesa è stata ed è così spesso negata o ritenuta insignificante, che non hanno firmato encicliche o votato per i documenti conciliari e che non potrebbero nemmeno predicare in chiesa, da decenni studiano teologia con successo, scrivono, insegnano, si dedicano alla formazione delle chiese. Tutto questo accade però senza che la chiesa stessa dichiari la propria necessità, cioè senza il necessario riconoscimento, fondamentale in ogni corpo sociale. Domenica, per la prima volta di quella che speriamo sarà una lunga serie, una donna è stata istituita maestra e mistagoga con il compito specifico cioè di pensare la fede, di fare teologia. 

Per tutte coloro che svolgono questa funzione che vale per tutte, un riconoscimento che in qualche modo possiamo fare nostro. 

Non è una novità che fare teologia sia un ministero nella chiesa, ma questo non è mai stato fatto uscire dal dato di fatto: con facilità perciò nelle nostre strutture, ancora così clericali, esso scompare, assorbito dal ministro ordinato. Non importano le competenze, né la dedizione, nemmeno i bisogni ecclesiali: quello che abbiamo considerato troppo a lungo come l’unico ministero che conta si mangia tutto il resto. Piano piano ci stiamo accorgendo invece che la chiesa è tutta ministeriale, non solo perché ciascuno può fare della propria vita un ministero, ma anche perché la chiesa ha bisogno di molti e differenti ministri e ministre) che la nutrano in molti differenti modi. Proprio dal bisogno della chiesa e dall’ispirazione dello Spirito sorgono teologi e teologhe e oggi, finalmente, si è arrivati a riconoscere il valore ecclesiale e pubblico di ciò che lo Spirito ha suscitato. Avere questo riconoscimento è fondamentale per la teologa che l’ha ricevuto e lo è per la chiesa che si scopre ricca di doni e allo stesso tempo bisognosa di istruzione. È un reciproco riconoscimento che costituisce la chiesa come corpo vivo, proprio come quello fra papa Leone e la chiesa di Roma, un reciproco riconoscimento da cui possiamo aspettarci un grande bene per tutti e tutte. È stato un giorno importante, molto importante, perché finalmente abbiamo cominciato a vedere ciò che abbiamo fin dall’inizio.


«Ti è piaciuto questo articolo? Per non perderti i prossimi iscriviti alla newsletter»

Aggiungici su FacebookSegui il profilo InstagramSegui il Canale di YoutubeSeguici su Twitter



stampa la pagina