Enzo Bianchi “Leone è un agnello: lavora alla pace”
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Il Fatto Quotidiano 29 Maggio 2025
per gentile concessione dell'autore
Leone è un agnello: lavora alla pace.
Il Papa non si presterà a entrare in politica, neppure quella nobile della pacificazione tra Russia e Ucraina. Resterà a livello pre-politico, senza invadere lo spazio del conflitto geopolitico.
Sono solo venti i giorni dell’esercizio del ministero petrino da parte di Leone XIV: pochi per prevedere il cammino del suo pontificato, ma abbastanza per delinearne il profilo. Perché sono già molti gli atti e gli interventi del papa che, unitamente alle sue parole, non sono mai stati formali, ma sempre univoci nello stile e nella preoccupazione, e ci manifestano ciò che determina la sua persona e la sua pastorale.
Papa Leone, un papa inatteso? Un papa emerso da strategie e cordate già preparate e delineate per la successione a Papa Francesco? No, lo possiamo dire con una qualche certezza entrata nel nostro cuore dopo alcuni fatti avvenuti alla vigilia della scomparsa di Papa Francesco. Proprio per questo è stato eletto in brevissimo tempo e con una convergenza rara rispetto agli ultimi conclavi: un cardinale capace di non interrompere il cammino aperto da Francesco, ne verrebbe fuori un disordine e una confusione nella chiesa difficili da dissolvere in qualche decennio. Al tempo stesso, un cardinale diverso, proveniente dalla missione, da una vita monastica comunitaria come quella agostiniana, un uomo che dunque incontrava la gente, e anche chi non lo conosceva o lo conosceva poco ne intuiva “la clemenza”, la capacità di com-muoversi, di com-patire, di entrare in sintonia con chi incontrava. Da questo atteggiamento di ascolto, di cristiano ferito, nasce in Leone l’umiltà monastica di chi, senza essere preda del cinismo, sa che le autorità ecclesiali passano, che i piani pastorali mostrano presto dei limiti, che dalle vane ideologie – anche quelle che entrano ad accusare la vita della chiesa – occorre stare lontani perché ciò che era, è, e resta è solo Gesù Cristo, il Signore! Leone non sarà un papa protagonista, con una strategia per attirare tutti a sé, per coprire con la sua voce le diverse voci episcopali che presiedono la chiesa. Non sarà un condottiero ma un testimone, più Agnello che Leone, più con i tratti dell’Agnello messianico che del Messia Leone di Giuda.
Sono sempre significative le citazioni dei padri della chiesa nelle sue omelie: non brani apologetici, non ammonizioni severe, ma l’evocazione di parole autorevoli, efficaci anche per l’oggi, per la nostra vita ecclesiale e per la fraternità universale da estendersi a tutta l’umanità. Figlio dell’Occidente ma con una visione evangelica della vita del mondo sa che, come scriveva Bernardo di Chiaravalle: Amaritudo ecclesiae sub tyrannis est amara, sub haereticis est amarior, sed in concordia mundi amarissima! (L’amarezza della chiesa è amara quando la chiesa è perseguitata, è più amara quando la chiesa è divisa, ma è amarissima quando la chiesa se ne sta tranquilla e in pace). Perciò il mondo inteso come mondanità si scaglierà contro di lui e lui dovrà come Pietro la Roccia, mantenere salda la fede: la cercherà come un rabdomante anche presso i non cristiani, ma non permetterà alle mode di entrare nella chiesa per compiacere e agire in concordia con il mondo. Egli sa che se il sale perde il sapore può solo essere gettato via e calpestato. Sa che nell’indifferenza regnante attuale occorre vivere e mostrare “la differenza cristiana”, soprattutto oggi che un vago spirito divino, una forma di cristianesimo ridotto a morale, una religione narcisistica dello star bene con sé stessi sembra guadagnare terreno ed estendersi nell’emisfero Nord.
Per questo Papa Leone non si presterà a entrare nella politica, anche quella nobile della pacificazione tra Russia e Ucraina. Resterà a livello pre-politico come quasi sempre ha fatto la Santa Sede, invocando la pace, lavorando per la pace, aiutando i contendenti a incontrarsi, ma non entrerà nello spazio del conflitto geopolitico. La Santa Sede ha un’autorità superiore, un magistero che trascende anche la diplomazia, ha la parola di Cristo senza la quale è nulla voce.
Il Papa sa che non è possibile ospitare in Vaticano colloqui di pace, che le chiese ortodosse più distanti che mai da Roma non si sognano neanche di portare un loro conflitto in Vaticano. Lo ha detto anche Lavrov, anche se continuano giungere in Vaticano messaggi che dichiarano che l’autorità papale è riconosciuta dal governo russo e dal patriarcato di Mosca come una voce autorevole di pace e riconciliazione. Certo, occorreva un altro atteggiamento della chiesa cattolica in questo conflitto tra chiese ortodosse (russa e di Costantinopoli, russa e ucraina) e in tal modo non saremmo giunti ad un ecumenismo così frantumato.
Dunque, dobbiamo nutrire buone speranze, Leone XIV è un dono alla chiesa che saprà condurre come un Agnello tra agnelli e pecore per vie sinodali, ma soprattutto indicando una sola realtà alla quale aderire: il Signore Gesù Cristo. Con Papa Leone tanti cristiani dovranno lavare le loro vesti nel sangue dell’Agnello.