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Gianfranco Ravasi "Le parole shock di Gesù / 6 «Contraddizioni evangeliche»"

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10 febbraio 2024 

Chi non è con me è contro di me
(Matteo, 12, 30)

Chi non è contro di noi è per noi (Marco, 9, 40)

Abbiamo appaiato due frasi di Gesù apparentemente contraddittorie. Da un lato, c’è la frase riferita da Matteo e ripetuta anche da Luca che sembra presentare un Gesù integralista, e per derivazione una Chiesa gelosa della sua esclusività nel possedere la verità e la salvezza. D’altro lato, Marco raffigurerebbe, invece, un Gesù più “ecumenico”, aperto ai semi di verità che sono diffusi in tutta l’umanità. In realtà, l’antitesi si scioglie se si tiene presente il differente contesto in cui queste frasi sono state pronunciate da Gesù.

Partiamo dall’evento che origina la battuta di Gesù in Matteo (12, 30) e Luca (11, 23). Siamo di fronte a un dibattito coi farisei riguardo al tema della lotta contro Satana. È ovvio che in questa battaglia non si possono concedere attenuanti o accordi: il male deve vederci schierati in un duello e chi non sta dalla parte del bene è da considerarsi come un avversario. Chi non è con Cristo in questa lotta è contro di lui.

Diverso è il caso che fa da cornice all’altra frase di Gesù riferita da Marco. L’apostolo Giovanni segnala a Gesù l’esistenza di un esorcista estraneo alla comunità cristiana che opera contro il male satanico nel nome di Cristo, senza che egli appartenga alla cerchia dei discepoli. Giovanni l’aveva abbordato e, con un tipico atteggiamento di autodifesa segnato da un pizzico di chiusura e di gelosia di stampo integralistico, l’aveva minacciato: «Noi glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri» (9, 38).

A questo punto Gesù reagisce proprio con una dichiarazione di grande apertura nei confronti del bene ovunque si manifesti, frase citata appunto dall’evangelista Marco: «Chi non è contro di noi è per noi». È curioso notare che questa frase riflette un proverbio allora molto diffuso: era usato anche nel mondo romano, come attesta Cicerone nella sua arringa Pro Ligario (n. 33). Si dissolve, così, l’apparente contraddizione fra i due detti che, in realtà, contengono entrambi una loro verità.

Non si deve, comunque, dimenticare un principio generale: le parole di Cristo sono state conservate dagli evangelisti non in modo letterale e meccanico, ma come messaggi vivi da incarnare nelle varie situazioni vissute dalle comunità cristiane. Non ci si deve, perciò, impressionare di fronte a varianti che impediscono di far combaciare perfettamente certe redazioni della stessa frase. Diverso naturalmente è il nostro caso. Qui, infatti, sono di scena due situazioni profondamente diverse che meritavano da parte di Gesù giudizi necessariamente antitetici. 

 
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